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Consiglio superiore sanità boccia cannabis light

(foto AdnKronos)
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21 giugno 2018 | 10.39
LETTURA: 5 minuti

di Barbara Di Chiara

Il Consiglio superiore di sanità (Css) contro la 'cannabis light'. In un parere richiesto a febbraio dal segretariato generale del ministero della Salute, e in possesso dell'Adnkronos Salute, l'organo consultivo raccomanda "che siano attivate, nell'interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti". Un colpo ferale per un mercato in pieno boom: quello degli spinelli 'leggeri', venduti sia nei negozi veri e propri che su internet.

Al Css sono stati posti due quesiti: se questi prodotti siano da considerarsi pericolosi per la salute umana, e se possano essere messi in commercio ed eventualmente a quali condizioni. Ebbene, riguardo alla prima domanda, il Consiglio "ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di 'cannabis' o 'cannabis light' o 'cannabis leggera', non può essere esclusa".

Questi i motivi: "La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni (0,2%-0,6%, le percentuali consentite dalla legge, Ndr) non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine".

E ancora, al Css "non appare in particolare che sia stato valutato il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come 'sicura' e 'priva di effetti collaterali' si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione)".

Quanto al secondo quesito posto dal segretariato generale del ministero della Salute, il Css ritiene che "tra le finalità della coltivazione della canapa industriale" previste dalla legge 242/2016 - quella che ha 'aperto' al commercio, oggi fiorente, della cannabis light - "non è inclusa la produzione delle infiorescenze né la libera vendita al pubblico; pertanto la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di 'cannabis' o 'cannabis light' o 'cannabis leggera', in forza del parere espresso sulla loro pericolosità, qualunque ne sia il contenuto di Thc, pone certamente motivo di preoccupazione".

Sulla base delle opinioni espresse dal Css, sempre a quanto apprende l'Adnkronos Salute, il ministero della Salute ha anche richiesto un parere all'Avvocatura dello Stato, che non sarebbe ancora arrivato.

"Sono assolutamente d'accordo" con quanto evidenziato dal Consiglio superiore di sanità (Css) a causa "dei potenziali rischi per la salute" della cannabis light, "che esistono soprattutto per i giovani. Realizzare questi 'cannabis shop' ha dato l'impressione che questa sostanza possa essere assimilata a un alimento: ci sono i controlli, ma si possono pur sempre eludere e si rischia che diventi un modo per acquistare cannabis anche per scopi da quelli per cui i negozianti dicono di venderla". Lo afferma all'Adnkronos Salute Silvio Garattini, direttore scientifico dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.

"Penso sia molto importante - aggiunge il farmacologo - mantenere soprattutto fra i giovani l'idea che la cannabis è una droga e può dare effetti molto importanti anche a distanza di tempo se si assume in fase giovanile, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo, e può aprire le porte ad altri tipi di droga. Bisogna togliere dalla testa della gente che sia una droga leggera: questo è un termine che non deve essere utilizzato. In più - conclude - se succedesse qualcosa", incidenti o malori fra chi utilizza cannabis light, "la responsabilità sarebbe delle istituzioni. Questo è solo un modo per bypassare la legge e dare vita a una sorta di legalizzazione, senza che in realtà ci sia".

Ma cosa accadrà dopo questo parere tecnico? "Solitamente il Consiglio superiore di sanità - spiega la presidente, Roberta Siliquini - esprime dei pareri al ministro della Salute e poi è il ministro stesso, secondo quello che ritiene più giusto fare, a trasmetterlo ad altri soggetti. I pareri sostanzialmente fanno parte di un dossier più ampio, che può dar luogo a una discussione in sede politica e anche a ripercussioni legislative.

Arrivano intanto i primi commenti politici: "Immagino che Salvini si butterà a pesce sul parere del Consiglio Superiore di Sanità e farà chiudere negozi e coltivazioni: finirà che avremo un mercato nero e criminale anche per la cannabis light", ha detto a Radio Radicale Benedetto Della Vedova, presidente di Forza Europa e promotore nella scorsa legislatura della proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. "Mentre il Canada legalizza la marijuana per sottrarre profitti alle mafie e contrastarne l'uso da parte dei minori, temo che la direzione di marcia di questo governo sarà la proibizione, nonostante nella passata legislatura ci sia stata l'adesione quasi totale dei gruppi del M5S alla proposta di legge cannabis legale", ha concluso Della Vedova.

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