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Veleni in acque Veneto, scontro governo-regione su Pfas

Luca Zaia (Fotogramma)
Luca Zaia (Fotogramma)
22 settembre 2017 | 13.09
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"Come ministero abbiamo stanziato delle risorse pari a quanto aveva speso la Regione Veneto. Devo dire che questo rimpallo di responsabilità non è una buona cosa quando si parla di azioni così pesanti sul piano ambientale, perdurate nel tempo e che tra l'altro sono state tempestivamente individuate e arginate dopo essere state poste alla nostra attenzione da questo ministero". Così il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, oggi a Roma a margine del workshop dedicato alla seconda Giornata nazionale di informazione sulla salute riproduttiva, commenta le affermazioni di ieri del governatore Luca Zaia in merito al caso Pfas, sostanze perfluoro-alchiliche presenti nelle acque.

"Mi sorprende che Zaia dica che il Governo non agisca rispetto all'emergenza legata all'inquinante Pfas - aggiunge il ministro - Siamo intervenuti con l'Istituto superiore di sanità e, non solo abbiamo individuato il problema qualche anno fa, ma abbiamo invitato la Regione Veneto a procedere e arginare quello che è un fenomeno ad altissimo rischio per tutta la popolazione".

"Su questo tema - conclude Lorenzin - facciamo tutto ciò che va fatto in base alla tutela e salubrità delle acque. Con il Consiglio superiore di sanità e nostri report siamo costantemente sulla questione".

''Non c'è che da prendere atto dell'atteggiamento scandaloso del Ministero della Salute che, negando la necessità di fissare limiti nazionali per la concentrazione di Pfas nelle acque potabili, fa finta di non vedere la realtà e, di fatto, ci dice di arrangiarci. Annuncio che da questo momento ci arrangiamo e, in piena autonomia, procederemo a una drastica riduzione dei limiti in Veneto'', aveva detto ieri Zaia dopo la nota di lunedì scorso con la quale la direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute ha respinto la richiesta avanzata dalla Regione di fissare un limite nazionale di performance per la presenza di sostanze perfluoro alchiliche nella acque, e la riproposizione delle tabelle dello studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) del 2013, da cui appare evidente la presenza significativa di tali sostanze in varie altre zone d'Italia.

''Prendiamo così atto - aveva aggiunto - che a livello governativo manca la volontà politica di gestire questo problema, basti pensare agli 80 milioni di euro promessi per la messa in sicurezza degli acquedotti e mai stanziati. E' evidente che si penalizza la Regione che per prima si è attivata ponendo dei limiti già nel 2014, mentre per le altre aree del Paese si lascia che ogni Regione sia libera di fissare o meno dei limiti, magari intervenendo quando i buoi saranno scappati dalla stalla''.

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