In Italia sono circa 600 mila i malati di Alzheimer, pari al 4% della popolazione over 65. E stimando che nel 2050 gli ultra 65enni rappresenteranno il 34% della popolazione, le previsioni per i prossimi anni indicano un aumento dei casi che renderà il nostro Paese uno dei più colpiti dalla patologia. E per questi pazienti spesso insorgono problemi per tutte le fasi del percorso, dalla prevenzione alla diagnosi fino alla gestione. Per riflettere sullo scenario delle demenze e il loro impatto sul sistema di welfare del Paese, The European House-Ambrosetti ha organizzato oggi a Roma il workshop 'Vincere la sfida delle demenze. Un focus sulla malattia di Alzheimer', con il supporto incondizionato di Msd Italia.
"La fotografia delle demenze nel nostro Paese, ma anche a livello globale, è molto allarmante - spiega all'AdnKronos Salute Daniela Bianco, partner e responsabile Area Healthcare, The European House-Ambrosetti - Gli ultimi dati ci parlano di 1 milione di pazienti affetti da demenze, di cui il 60% circa da malattia di Alzheimer. Questo determina costi molto rilevanti per i sistemi sanitari e soprattutto costi socio-assistenziali, che gravano molto spesso sulle famiglie e sui sistemi di welfare dei vari Paesi. Scopo del workshop è parlare di questo e trovare delle soluzioni concerete insieme agli attori del sistema, sociale, sanitario e welfare; attivare una discussione per promuovere degli interventi strutturali e delle misure concrete di azione per il nostro Paese".
Dalle discussioni sono emerse una serie di proposte di azioni per affrontare questa grande sfida, tra cui: la necessità di definire un piano strutturato e integrato del sistema sociale e del sistema sanitario; migliorare l'identificazione precoce dei potenziali malati, promuovendo strumenti di early stage screening, valutazione e diagnosi per prevenire/rallentare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita dei pazienti e familiari; individuare nuovi modelli di assistenza; promuovere la nascita di imprese sociali attive nel socio-assistenziale, quali attori che possono rivestire un ruolo chiave nel percorso di gestione del malato; sostenere e promuovere la ricerca farmacologica per bloccare o rallentare il decorso della malattia.
"Da un'indagine mondiale sappiamo che questa patologia fa più paura del cancro - sottolinea Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato - E' indispensabile, prima di tutto, un lavoro epidemiologico molto serio per capire quali possono essere le cause esterne di condizionamento che possono portare a questa malattia. Si può e si deve arrivare a una diagnosi precoce, e dobbiamo mantenere queste persone in uno stato di socialità. Le parole d'ordine sono coinvolgimento, inclusione sociale e diritto a una vita dignitosa".
"Il punto di cui non si parla mai - evidenzia - è la solitudine di questi pazienti, e restare chiusi in casa peggiora la situazione: serve una presa in carico socio-sanitaria che può essere sviluppata attraverso diversi canali, come quello istituzionale-pubblico, ma anche attraverso l'apporto del volontariato e del privato sociale. Anche la possibilità che ci viene data dalla riforma del Terzo settore può aiutare. Inoltre, un ruolo importante può essere ricoperto dalla legge 38 sulle cure palliative e la terapia del dolore: cure palliative intese come presa in carico della cronicità nel territorio. Il piano del ministero sulle demenze nei nuovi Lea - conclude De Biasi - è un grandissimo passo in avanti, però ancora molto va fatto".
La scarsa presenza di strutture specializzate per malati, e la limitata diffusione dell'assistenza domiciliare, pongono seri problemi sulla gestione dei pazienti e aggravano ulteriormente la situazione delle famiglie e i costi per il sistema: "Le domande accolte di indennità di accompagnamento per Alzheimer sono mediamente il 3,4% del totale - precisa Francesco Mennini, professore di Economia sanitaria, direttore Eehta, Ceis, Università Tor Vergata Roma - Tra il 2012 e il 2014 sono stati spesi in favore dei malati di Alzheimer un totale di circa 1,01 miliardi di euro, in media circa 339 milioni l'anno. Da un'analisi del Censis emerge che i costi diretti ammontano 12 miliardi, mentre i costi indiretti (oneri di assistenza su caregiver e redditi di lavoro di pazienti che vengono persi) sono quantificati in 33 miliardi e mezzo, una cifra enorme".
"La creazione di un ombrello per la protezione dalla non autosufficienza dall'inizio del'ingresso nel proprio percorso professionale, che parallelamente all'erogazione di sostegno finanziario si possa trasformare in erogazione di servizi, potrebbe dare il tempo di costruire territorialmente i servizi di accompagnamento finanziati in maniera pubblico-privata", sostiene Mario Marazziti, presidente della XII Commissione Affari sociali della Camera. "Credo sia indispensabile immaginare un continuum tra sociale e sanitario - prosegue - e credo che dovremmo promuovere su base volontaria, in alcune regioni o distretti, un'esperienza sperimentale di cambiamento di modello, da ospedalocentrico a maggiore integrazione con sociale e territoriale e, sulla base delle buone pratiche, poi approdare con una proposta alla Conferenza Stato-Regioni".
"La sfida per il futuro, per tutti i servizi sanitari, sarà quella di intercettare i soggetti ad alto rischio molto precocemente, prima ancora che sviluppino i sintomi più gravi della malattia, perché su questo la ricerca farmacologica e medica ci dice che i farmaci in arrivo saranno maggiormente efficaci - osserva Paolo Maria Rossini, responsabile Struttura complessa di neurologia, Policlinico Gemelli Roma - Quindi dovremo sviluppare un sistema di screening e di analisi su grandi numeri che intercettino quelle che sono ad alto rischio di sviluppare la malattia nell'arco di uno o 2 anni, e su queste concentrare le risorse per la cura e la prevenzione".
"Riuscire a portare evidenza e dati scientifici in questo ambito è una delle nostre priorità - dichiara Gianluca Gala, Executive Director, E2E Strategic Unic Msd Italia - Stiamo identificando soluzioni e opportunità che possano rendere disponibili investimenti in un'area come quella delle demenze, anche a fronte di una popolazione di età avanzata sempre crescente. L'opportunità per noi in questa fase è quella di riuscire a lavorare per capire come riuscire a portare l'evidenza scientifica e calarla nella realtà del nostro Paese".