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Una bugia tira l'altra, nel cervello effetto a valanga della disonestà

Una bugia tira l'altra, nel cervello effetto a valanga della disonestà
24 ottobre 2016 | 19.52
LETTURA: 3 minuti

Bugie come ciliegie, una tira l'altra. Una volta che si inizia a mentire, si riduce la sensibilità del cervello alla disonestà. Un po' come se il campanello d'allarme che risuona nella mente in questi casi, diventasse a un tratto silenzioso. Insomma, nel tempo diventa più facile continuare a comportarsi in modo scorretto. E' quanto emerge da uno studio dei ricercatori dell'University College di Londra (GB), guidati da Neil Garrett e Tali Sharot, pubblicato su 'Nature Neuroscience'.

I ricercatori hanno misurato l'escalation della disonestà in uno studio controllato in laboratorio su un gruppo di volontari, e sono riusciti a spiegare l'effetto della 'brutta china', secondo cui piccole deviazioni dalla verità a lungo andare si trasformano in una valanga, che porta a sostanziali atti di disonestà. I ricercatori hanno chiesto a 58 adulti (dai 18 ai 65 anni) di avvisare una seconda persona sul quantitativo di monete contenuto in un barattolo di vetro.

I ricercatori hanno realizzato vari possibili scenari: la disonestà della risposta in alcuni casi avrebbe portato beneficio a un partner a spese dell'altro, in altri sarebbe stata utile a entrambi, in altri ancora sarebbe stata utile solo al volontario, o senza effetti per quest'ultimo. Ebbene, i ricercatori hanno registrato un'escalation della disonestà quando la situazione portava beneficio al volontario (sia a spese del partner che a suo vantaggio).

Non solo, un sottogruppo di partecipanti ha eseguito l'esperimento sotto risonanza magnetica. Così si è visto che l'attività dell'amigdala, area del cervello responsabile delle reazioni alle emozioni, in entrambi gli emisferi diminuiva progressivamente a ogni bugia detta per il proprio tornaconto, mentre questo non accadeva nel caso di bugie che potevano danneggiare se stessi. Inoltre la riduzione dell'attività dell'amigdala poteva predire l'escalation di disonestà nel successivo trial. Nessun'altra area del cervello sembra, concludono gli autori, giocare un ruolo nella disonestà (quando è a proprio vantaggio). Insomma, ecco perché il campanello che risuona nella mente a ogni bugia vantaggiosa si sente sempre meno.

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