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Salute: ricercatrice su Val d'Agri, cautela su rischi a difesa cittadini

Paola Dama, fondatrice della Task force Pandora
Paola Dama, fondatrice della Task force Pandora
09 aprile 2016 | 17.58
LETTURA: 4 minuti

"L’esperienza del fenomeno della Terra dei fuochi e della speculazione mediatica che ne è seguita, ci ha insegnato che in assenza di dati validati e certi, ancora prima di pronunciarsi, bisogna essere molto cauti in difesa delle popolazioni residenti in luoghi a forte pressione ambientale, come potrebbe essere anche la Val d’Agri". A invocare cautela, invitando a far parlare la scienza attraverso i dati, è Paola Dama, ricercatrice in oncologia molecolare negli Stati Uniti e fondatrice della Task force Pandora (www.taskforcepandora.com).

Lo stesso Rapporto Sentieri dell’Istituto superiore di sanità, utilizzato per valutare un aumento della mortalità a causa di malattie 'spia' come i tumori sia in Campania che ora in Val d'Agri, "rilanciato superficialmente a grandi titoli, ha visto di recente addirittura l’intervento di Loredana Musmeci, direttore del dipartimento Ambiente e prevenzione primaria dell'Iss, proprio per ribadire che le caratteristiche metodologiche dello studio non consentono la valutazione di nessi causali certi. Permettono di individuare situazioni di possibile rilevanza sanitaria da approfondire con studi mirati", spiega Dama all'Adnkronos Salute.

"Tutto questo porta disagio - sottolinea - nelle popolazioni che già vivono in un territorio difficile, in cui manca addirittura l’assistenza di base e con un alto indice di deprivazione socio-economica. Dare in pasto a chiunque dati e quant’altro senza poterli rendere realmente comprensibili al cittadino, non fa che portare confusione - ribadisce - e credo questo stia avvenendo anche in Basilicata". Per la ricercatrice, infatti, "anche nel caso dei venti comuni della Val d’Agri, i dati di mortalità dello studio dell’Iss non sono conclusivi nello stabilire sicuri nessi di causalità tra l’esposizione a inquinanti ambientali e stato di salute della popolazione. Lo studio spiega che le esposizioni potrebbero 'costituire una eventuale concausa'".

"Ancora una volta - prosegue Dama - stiamo parlando di dati di mortalità e non di incidenza, che costituisce il vero indice di rischio. Il dottor Fabrizio Bianchi, dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, spiega che per capirlo bisognerà aspettare i risultati di uno studio epidemiologico, capace di fornire una valutazione d’impatto sanitario. E questo si avrà solo alla fine del 2016, come è stato detto".

Intanto, resta sotto gli occhi di tutti la lezione della Terra dei fuochi. "Oggi la Regione Campania si è fatta garante della corretta informazione tecnico-scientifica, che ha atteso fin troppo a lungo - afferma - e non è riuscita a evitare, di conseguenza, inutili ripercussioni sia di immagine sia di allarme sociale ingiustificato, dettato da falsi problemi e non dalle vere criticità".

"Così come oggi sta avvenendo in Basilicata, in Campania c’è stato un attacco scellerato, ad esempio, contro il comparto agricolo - ricorda la ricercatrice - e nonostante oggi si suppone sia rientrato, grazie anche alle numerose analisi straordinarie sui prodotti campani, questo ancora non è sufficiente a salvare l’immagine di una regione, in quanto l’assenza di norme nazionali per i terreni e acque ad uso irriguo, che hanno portato al sequestro di intere aree agricole, continua a mantenere in ginocchio uno dei settori economici più importanti".

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