E' quanto emerge dalla nuova ricerca di Netdipendenza Onlus anticipata dall'Adnkronos Salute. Conto salato per lo stress sul lavoro. Ridurlo può far risparmiare 3 miliardi all'anno
Mal di testa, nervosismo, calo della concentrazione, stanchezza, umore nero, gastrite e perfino ansia e attacchi di panico. Sono i sintomi del tecnostress che insidia i lavoratori italiani, soprattutto quelli digitali. Mettendoli Ko dopo maratone online. Ben il 45%, infatti, confessa che l'uso intenso di tablet, smartphone e pc gli ha già creato problemi di salute, spesso o a volte. E' quanto emerge dalla nuova ricerca di Netdipendenza Onlus anticipata dall'Adnkronos Salute, e realizzata in collaborazione con l'Associazione italiana formatori salute e sicurezza sul lavoro (Aifos). Un'indagine condotta su un campione di 1.009 mobile workers.
Smartphone, tablet e computer portatili sono diventati strumenti di lavoro abituali, ma l'uso eccessivo di questi dispositivi può "favorire rischi per la salute: da un lato - spiega Enzo Di Frenna, presidente di Netdipendenza Onlus - i sintomi del tecnostress tra cui mal di testa, ansia, ipertensione, insonnia, depressione, disturbi alla memoria, attacchi di panico, e dall'altro l'elettrosmog, cioè l'esposizione prolungata ai campi elettromagnetici emessi da smartphone e tablet". Se ne parlerà al convegno nazionale 'TecnoStress lavoro correlato, la nuova frontiera della malattia professionale', in programma domani 15 maggio ad Anagni /Frosinone), presso la sede dell'Inps.
Nel 2007 il tecnostress è stato riconosciuto come nuova malattia professionale, in seguito a una sentenza della Procura di Torino. Nel 2008, con il Decreto legislativo 81, è entrato in vigore l'obbligo di valutare il rischio stress negli ambienti di lavoro e nel 2010 il ministero del Lavoro ha preso una posizione precisa sul rischio tecnostress, considerandolo un problema per la salute dei lavoratori digitali. La nuova indagine ha coinvolto 1.005 lavoratori digitali. L'87,5% dichiara di usare frequentemente dispositivi mobili connessi a Internet per motivi di lavoro. Il 59,5% ritiene che la quantità di informazioni da gestire sia molto aumentata nell'era degli smartphone.
La maggior parte degli interpellati usa un computer connesso alla Rete per 8 ore al giorno (18,4%), ma c'è anche chi arriva a 10 ore (9,8%) e chi addirittura oscilla tra le 12 e 16 ore (complessivamente il 6% circa). Il 64,1%, inoltre, usa lo smartphone un'ora al giorno per conversazioni di lavoro (circa 30 ore al mese), anche nel week'end. Alcuni lavoratori arrivano a usare lo smartphone anche "6 ore al giorno, con pause di 30 minuti". L'uso del tablet per motivi di lavoro invece non è ancora così diffuso. Infatti solo il 36,9% lo usa abitualmente almeno un'ora al giorno, con punte massime di 4 ore.
Ormai molti lavoratori sono iperconnessi: non staccano mai la spina e dichiarano di usare computer, smartphone e tablet anche la sera a letto per motivi professionali (complessivamente il 66,5% circa), o il sabato e la domenica (circa il 90%). Il 65,5% è consapevole dei rischi dei campi elettromagnetici correlati all'uso dei dispositivi mobili, ma non può farne a meno. Anche con il mal di testa. L'87% confessa che l'overdose di tecnologia gli provoca affaticamento mentale. Tra questi, l'8,7% lamenta seri problemi alla salute e il 39,6% problemi occasionali: in tutto, dunque, il 45% dei lavoratori fa i conti con acciacchi e disturbi da tecnostress.
Ma quali sono i sintomi più frequenti lamentati dai lavoratori digitali? Al primo posto il mal di testa (44,5%), poi il calo della concentrazione (35,4%), il nervosismo e l'alterazione dell'umore (33,8%), tensioni neuromuscolari (28,5%), stanchezza cronica (23,3%), insonnia (22,9%), ansia (20,4%), disturbi gastro-intestinali (15,8%), dermatite da stress (6,9%). Tra i sintomi più gravi alterazioni comportamentali (7,1%), attacchi di panico (2,6%) e depressione (2,1%).
A questi rischi per la salute bisogna aggiungere quelli derivati dall'esposizione eccessiva ai campi elettromagnetici emessi dai smartphone, tablet e stazioni Wi-Fi. Ancora sottovalutati e su cui sono poche le certezze. "Molti sintomi dell'elettrosmog sono simili a quelli del tecnostress, come ad esempio il mal di testa, il calo della concentrazione, l'insonnia. Bisogna approfondire l'impatto di questi due rischi e valutare correttamente il sovraccarico informativo cognitivo e i livelli di emissioni di campi elettromagnetici. E' questa la nuova sfida da affrontare per difendere la salute dei lavoratori digitali", dice Di Frenna.
Un altro dato allarmante è quello della dipendenza dalla tecnologia digitale. Spegnere computer, smartphone e tablet anche solo per brevi periodi crea un forte disagio. Infatti, alla domanda 'potresti fare a meno della tecnologia digitale?' il 26% dice di non considerare affatto l'ipotesi e il 17,5% risponde 'mai'. Qualcuno può farne a meno per pochi minuti (3,5%) oppure per mezza giornata (16,8%), mentre altri sostengono di poter evitare l'uso dei dispositivi digitali per un periodo compreso tra un giorno (11,3%) e una settimana (12,7%).
Ma cosa fare per riuscire a pigiare il tasto 'off'? Gli stessi lavoratori intervistati suggeriscono di dedicarsi ad attività rilassanti, passeggiare a contatto con la natura o fare meditazione, oppure ancora fare sport per recuperare la concentrazione e la vitalità. Poi c'è il rispetto delle pause per i videoterminalisti previste per legge negli uffici, e la richiesta di una maggiore formazione dei lavoratori sui rischi del tecnostress e dei campi elettromagnetici, insieme alla riorganizzazione del lavoro e una distribuzione più adeguata del carico informativo. Proprio per rispondere alle esigenze di prevenzione avanzate dai lavoratori digitali, Netdipendenza Onlus pubblicherà nei prossimi mesi la guida gratuita 'No TecnoStress, sì Aloe'. All'interno una selezione di indirizzi dei centri benessere e olistici antistress presenti nella regioni italiane, e da frequentare rigorosamente con lo smartphone spento.