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Lavoro: Fonarcom al Festival, sì rappresentatività no sindacato unico

Andrea Cafà
Andrea Cafà
29 giugno 2018 | 17.05
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Si è parlato anche di rappresentanza sindacale e di rappresentatività al Festival del lavoro 2018, in corso a Milano. L'occasione è stata il convegno organizzato oggi dal Fonarcom su 'Rappresentanza e rappresentatività: comparazione tra le diverse contrattazioni collettive'.

"Secondo recentissime dichiarazioni, e secondo una nota apparsa il 20 giugno sul sito dell’Ispettorato nazionale del lavoro sul contrasto al dumping contrattuale -ricorda una nota del Fonarcom- la rappresentanza delle organizzazioni sindacali può essere misurata: in attesa della legge si può fare riferimento ai dati raccolti dal ministero del Lavoro, dai quali sarebbe possibile individuare le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative e conseguentemente i ccnl leader per settore, cioè quelli di Cgil, Cisl e Uil".

“Ma le cose -ha dichiarato il presidente dell’associazione InContra, Salvatore Vigorini- non stanno così. I dati raccolti dal ministero del Lavoro sono autocertificati, pertanto non sono né verificati né verificabili, e ad oggi non ci sono criteri certi stabiliti per legge. Oggi la rappresentatività è certificata solo nel pubblico impiego (dati Aran). L’Inl, soggetto non titolato a fare misurazioni e certificazioni nel privato impiego, ha preso una posizione che compete solo al ministero del Lavoro che, su questa tema non si è mai pronunciato vista l’assenza di una legge sulla rappresentatività e vista la necessità di tutelare il pluralismo sindacale previsto dall’art. 39 della Costituzione: in assenza di precise disposizioni normative attuative dell’art. 39, tutte i sindacati sono legittimate a sottoscrivere contratti collettivi e la loro applicazione non può essere messa in discussione".

"In conclusione, il metodo adottato dall’Inl per contrastare il dumping contrattuale è da rivedere e non può prescindere dall’analisi puntuale delle previsioni contenute in tutti i ccnl sottoscritti. Impensabile sostenere semplicisticamente che se un ccnl non è sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil è un contratto pirata", ha spiegato Vigorini.

"L’affermazione, oltre che in contrasto con il principio di libertà sindacale, è anche tecnicamente non puntuale e rischia di ingenerare confusione fra gli addetti ai lavori. Per tale motivo, l’Inl dovrebbe procedere alla rimozione immediata dal proprio sito internet della nota pubblicata il 20 giugno rispetto alla quale permangono anche seri dubbi circa la validità giuridica”, ha aggiunto Vigorini.

Per Maurizio Ballistreri, professore di Diritto del lavoro all’Università di Messina, "è necessaria l’introduzione di un salario minimo legale orario, come indicato nel recente vertice sociale europeo". "Questo costituirebbe la soglia minima di retribuzione per tutti i lavoratori, soprattutto per quelli non coperti da contrattazione collettiva, e la base per il versamento dei contributi previdenziali. Si risolverebbe così il problema del dumping contrattuale senza intaccare la libertà e il pluralismo sindacale”, ha spiegato.

“In assenza di regole e criteri certi la rappresentatività non è misurabile. L’Inl non può sostituirsi al legislatore con una circolare. Cosa vogliamo fare, il sindacato unico? Si dia legittimazione a tutte i sindacati maggiormente rappresentative a livello nazionale”, ha dichiaro il presidente di Fonarcom, Andrea Cafà, che ha aggiunto: “Sì alla rappresentatività con criteri certi e regole stabilite per legge. No al sindacato unico".

"Facciamo appello al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, affinché intervenga sulla questione a tutela del pluralismo sindacale e della contrattazione di qualità. Infatti, la lotta al dumping non si risolve misurando solo la consistenza numerica delle organizzazioni sindacali perché non va da sé che un’organizzazione grande faccia sempre un buon contratto. Organizzazioni oggi ‘ritenute minori’ possono fare contratti di grande qualità”, ha concluso.

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