Un totale di 43 lavoratori metalmeccanici su 100 hanno seguito corsi di aggiornamento per più di 10 giorni in 3 anni. Per il 97,7% dei dipendenti e il 98,7% delle aziende la formazione aiuta la competitività e il 69% delle imprese ritiene i Fondi interprofessionali strumento di gran lunga più efficace (69%) rispetto ai finanziamenti pubblici (17%). Sono i risultati della ricerca 'Il capitale umano una leva strategica per la competitività delle imprese', presentata a Roma alla presenza di Marco Leonardi, consigliere economico di Palazzo Chigi, Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl, Bruno Scuotto, presidente Fondimpresa, Michele Tiraboschi, di Adapt, Raffale Esposito, di Iniziativa Cube Srl.
Per il quarto anno consecutivo, le parti sociali hanno promosso un'indagine sulla formazione per i lavoratori metalmeccanici finanziata da Fondimpresa, finalizzata a testarne qualità ed efficacia, estensione alle nuove esigenze di Industry 4.0 e livello di maturità del dialogo sociale. La ricerca include 47 dei 58 piani del settore metalmeccanico finanziati dal Fondo di Confindustria Cgil Cisl e Uil con l'avviso 3/2015, che ha stanziato 72 milioni di euro (poi portati a 99) per realizzare corsi sulla competitività. I 47 piani, con 17 milioni di euro, hanno formato, in totale, circa 16.000 lavoratori di 2.908 aziende, per il 90% Pmi, realizzando oltre 95.000 ore di formazione, delle quali oltre 28.000 certificate.
I corsi hanno colmato i principali fabbisogni individuati da imprese, enti di formazione e comitati di pilotaggio in merito a qualificazione dei processi produttivi, organizzazione, innovazione, contratti di rete, internazionalizzazione, commercio elettronico, digitalizzazione. Si avvertono ulteriori necessità di intervento su: processi e tecniche di produzione (27,7%); informatica e sistemi informativi (22,3%); sistemi di organizzazione aziendale (20,2%). Imprese e lavoratori non hanno dubbi: per oltre il 90% la formazione realizzata in questo modo è una leva di competitività. Per il 46% delle aziende alcuni interventi formativi possono, anzi, “consentire di esplorare nuove nicchie di mercato o di rafforzare quelle già esistenti, al punto di dare luogo a nuove assunzioni”, soprattutto nella produzione, nella ricerca e sviluppo e nel commerciale/marketing.
Una parte crescente della formazione, il 12%, viene dedicata alle necessità emergenti di Industria 4.0, aumentando di ben 8 punti percentuali rispetto alla rilevazione dell’anno precedente. I lavoratori sono ben consapevoli che acquisire nuove competenze in materia è un’opportunità (68,5%) o una necessità (29%), mentre solo il 2,6% la ritiene una moda passeggera. Gli argomenti maggiormente trattati sono le 'simulazioni', 'l’integrazione orizzontale e verticale dei sistemi informativi' e 'big data and analytics'.
Ben il 69% delle imprese ritiene di gran lunga più efficace la formazione finanziata con i Fondi interprofessionali rispetto a quella autofinanziata (17%) e a quella che utilizza incentivi pubblici (14%). I Fondi, il buon livello di dialogo sociale - che però, sostiene la ricerca, va aumentato, anche in vista del diritto, previsto dall’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro, a 24 ore di formazione in 3 anni per tutti i 1.700.000 metalmeccanici - e l’alta sensibilità del settore verso l’innovazione spiegano l’alta partecipazione alla formazione da parte dei lavoratori: per il 42,9% più di 10 giorni in 3 anni, per il 35% tra 3 e 10 giorni e per il 22% da 1 a 5.
"Industria 4.0 è una grande opportunità per la nostra manifattura ma accresce la necessità, già alta, di adeguare le competenze sulla digitalizzazione. Fondimpresa ha precorso questa necessità fin dal 2011, con finanziamenti per corsi su innovazione e competitività che oggi ammontano, su un totale di 2,55 miliardi erogati, a più di 1 miliardo di euro", sottolinea il presidente Fondimpresa, Bruno Scuotto.
"Con il ccnl dei metalmeccanici, una prova di alte relazioni industriali che mi auguro sia replicata anche in altri contratti, la domanda di formazione -prosegue Scuotto- aumenta ancora di più. Per questo guardiamo con speranza all’idea del governo di ampliare l’attività dei Fondi interprofessionali a categorie di lavoratori che ne sono escluse. Fondimpresa, quando ne ha avuto deroga, ha già ottenuto ottimi risultati anche nella riconversione di dipendenti di aziende in crisi. Bisogna unire ulteriormente gli sforzi per una gestione ancora più efficace della formazione bilaterale valorizzando i modelli migliori ed evitando di disperdere le opportunità in mille rivoli. E’ però fondamentale che i Fondi vengano sgravati dai vincoli burocratici di natura pubblicistica che da qualche tempo ne rallentano l’azione".
"La formazione continua -afferma il direttore di Federmeccanica, Stefano Franchi- è un elemento fondamentale per gestire e non subire il cambiamento verso Industry 4.0: l'introduzione nel Ccnl del diritto soggettivo alla formazione è un'assoluta novità nel panorama italiano, una riforma epocale, asse portante di quel rinnovamento contrattuale, ma ancor prima culturale, che stiamo portando avanti insieme. Si tratta di passare da un concetto di puro costo a quello di investimento sulla persona".
"Grazie a questo strumento -continua Franchi- ci saranno importanti benefici per i lavoratori che con lo sviluppo delle proprie conoscenze potranno crescere professionalmente ed essere 'occupabili' nel tempo. Ricadute positive anche per le imprese che avranno la possibilità di essere più produttive per effetto del contributo di risorse umane in possesso di nuovi saperi e competenze avanzate".