"Dobbiamo finanziare lo sviluppo non la disoccupazione. Azzeriamo il cuneo fiscale sull'assunzione dei giovani per i primi tre anni". E' il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dal palco dell'assemblea generale, a formalizzare la sua proposta sul costo del lavoro. Una proposta iniziale rivolta agli under 30 che però, avverte, "dovrà essere generalizzata" a stretto giro di posta. "Ma ora abbiamo il dovere morale, civile e politico di agire prima per le nuove generazioni", insiste.
Sul mercato del lavoro, infatti, "serve cambiare prospettiva" preparando le persone ai nuovi lavori "e non soltanto correre ai ripari con sostegno al reddito", scandisce richiamando l'attenzione del governo sul documento firmato con Cgil, Cisl e Uil lo scorso settembre sulle aree di crisi.
"Dovrebbe ripartire da quel documento condiviso in cui ci sono un impegno e una proposta: l'impegno a gestire le crisi e le ristrutturazioni aziendali mettendo al centro l'occupabilità delle persone e la proposta di collaborare per un sistema di politiche attive per il lavoro che in Italia manca da sempre", aggiunge.
"Siamo con il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando ricorda che il modello sociale europeo, cui noi apparteniamo , è nato proprio dalla 'saldatura tra crescita economica e crescita dei diritti'. Siamo con lui quando denuncia che 'ogni persona disoccupata è un impoverimento per la società. E siamo ancora con lui quando giudica 'inaccettabile' che le nuove generazioni restino ai margini", avverte ancora Boccia, nel lungo passaggio della sua relazione dedicata ai giovani.
Boccia, inoltre, ribadisce la necessità di nuove relazioni industriali con i sindacati: "Un patto per la fabbrica per crescere, aumentare i salari e la produttività". "Se riusciremo a condividerla apriremo una fase di collaborazione per la crescita. Perché vogliamo aumentare le retribuzioni con l'aumento della produttività", dice.
Eppure, prosegue Boccia, la partita per la competitività va giocata proprio dentro e fuori la fabbrica. "Dentro le fabbriche aprendo il capitale all'esterno e modernizzando la governance facendo della responsabilità sociale una caratteristica dominante delle nostre imprese", spiega.
"Fuori dalle fabbriche, con una Pa meno frammentata, una macchina della giustizia più efficiente e un sistema di regole in grado di promuovere concorrenza e liberalizzazioni accettando sfide inedite della digitalizzazione di processi e servizi", aggiunge.