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Lavoro: Consulenti, somministrazione illecita e caporalato da condannare

Marina Calderone
Marina Calderone
18 aprile 2017 | 14.07
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Necessario ricondurre la somministrazione illecita nell'alveo del diritto penale, coinvolgendo nell'illecito anche le aziende che ricevono i lavoratori in somministrazione, e includere l'ipotesi del reato di caporalato nelle situazioni più gravi. E' questo il monito lanciato dal Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, che su questo tema organizza, in collaborazione con la Fondazione studi consulenti del lavoro, domani, alle 9, presso la sala dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati, un convegno intitolato: 'Caporalato, appalti e somministrazione'.

Per i consulenti del lavoro, questi interventi normativi sono indispensabili per contrastare i fenomeni illeciti e per restituire alla gestione dei rapporti di lavoro quella dignità fin troppo palesemente violata. "Gli appalti illeciti, gestiti da realtà -spiegano i professionisti- che propongono forti sconti sul costo del lavoro, sono diventati un fenomeno dilagante secondo la categoria, che sempre più spesso si ritrova a dover mettere in guardia i datori di lavoro dal cadere nella trappola della responsabilità solidale assieme a chi viola la normativa vigente in materia retributiva e contributiva, oltre al rischio di dover pagare pesanti sanzioni".

"Sottrarre i fenomeni di illecita somministrazione alla disciplina penale -dichiara la presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, Marina Calderone- ha determinato la nascita di spregiudicate strutture, appositamente organizzate per somministrare lavoratori pagati con retribuzioni bassissime. Un vero e proprio sfruttamento di manodopera che è necessario condannare".

Il Consiglio nazionale ha, infatti, già segnalato al ministero del Lavoro tutte quelle realtà che propongono agli imprenditori di risparmiare sul costo del lavoro attraverso il ricorso alla fornitura di manodopera mediante appalto. In diversi casi, infatti, viene suggerito alle imprese di procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro con i dipendenti in forza, che sono assunti dalla cooperativa per poi essere utilizzati dal medesimo ex datore di lavoro.

"Situazioni come queste si configurano come reati sociali -ha commentato il presidente di Fondazione Studi, Rosario De Luca- perché coinvolgono i lavoratori, che non ricevono una retribuzione adeguata alla prestazione svolta, gli imprenditori, che possono essere coinvolti negli illeciti in virtù del principio della responsabilità solidale, e lo stesso Stato tramite il mancato pagamento dei contributi dei lavoratori".

I consulenti del lavoro affronteranno la questione con il direttore dell'Ispettorato nazionale del lavoro, Paolo Pennesi, il direttore generale delle attività ispettive del ministero del Lavoro, Danilo Papa; il direttore generale dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, Salvatore Pirrone, e con il segretario nazionale Uila-Uil, Giorgio Carra. Previsti anche gli interventi dei presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi e del presidente della cooperativa M&G Holding Srl, Luca Gallo.

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