"Ci sentiamo responsabilmente portatori di un’idea di impresa e di pubblica amministrazione che mette in primo piano le ragioni della legalità, dell’equità e della sostenibilità. Siamo, da sempre, tra i più tenaci avversari della corruzione e della criminalità che devastano le regole del mercato, diffondono la concorrenza sleale e generano sfiducia nei cittadini. Nonostante ciò, le classi dirigenti del Paese (noi in primis) sono chiamate a domandarsi, con onestà intellettuale, se non si possa e non si debba fare di più e meglio per combattere questi fenomeni inaccettabili". Così Giorgio Ambrogioni, presidente della Cida, la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. La Cida è stata ricevuta oggi pomeriggio al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Oltre al presidente Ambrogioni, erano presenti anche Stefano Cuzzilla presidente Federmanager, Guido Carella presidente Manageritalia, Giorgio Rembado presidente FP-Cida, Riccardo Cassi presidente Cimo, Stefano Barra presidente Sindirettivo Banca d’Italia, Linda Brunetta presidente Fnsa, Michele Gallina presidente Federazione Terzo Settore Sanità non Profit Cida, Cesare Manfroni presidente Fenda, Dario Sacchi presidente Saur e Alberto Sartoni direttore Cida.
"Signor Presidente -ha detto Ambrogioni rivolgendosi al Capo dello Stato- siamo particolarmente lieti e onorati che abbia accettato di ricevere il Consiglio direttivo della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità pubbliche e private in occasione del 70mo anniversario dalla sua costituzione. Ci permettiamo di leggere questa Sua attenzione come un apprezzamento per il contributo profuso dalla dirigenza per promuovere sviluppo e costruire una società più giusta e inclusiva". "Nel 1946, mentre nasceva la Repubblica -ha ricordato Ambrogioni- un gruppo di dirigenti, fortemente motivati a favorire la rinascita del Paese dalle macerie della guerra, dava vita alla Cida che oggi, attraverso le sue 10 Federazioni, associa ben 140.000 iscritti presenti in tutti i settori, dal manifatturiero al terziario, dalla scuola alla sanità".
"I dirigenti -ha proseguito Ambrogioni- sono stati tra i protagonisti dei grandi processi di modernizzazione del Paese e hanno pagato, al pari di magistrati, rappresentanti delle istituzioni e giornalisti, il loro tributo di sangue al terrorismo per la difesa della democrazia: Giuseppe Taliercio, Carlo Ghiglieno e tanti altri coraggiosi colleghi persero la vita, durante gli anni di piombo, dando un’alta testimonianza del loro impegno professionale e civile".
Ambrogioni non ha nascosto "che i tempi che stiamo vivendo sono difficili, segnati da gravi crisi politiche, economiche e sociali". "Proprio per effetto di un diffuso senso di sfiducia stiamo, purtroppo, assistendo a una crescente disaffezione nei confronti della politica: questo porta all’affermazione - ha avvertito - di un’antipolitica demagogica e pericolosa che va combattuta con decisione perché, senza fiducia, nessuna Comunità può ambire ad un futuro di crescita e di sviluppo".
"Per superare l’antipolitica occorre che le istituzioni riacquistino credibilità e realizzino le riforme necessarie a far ripartire l’economia; è per noi inaccettabile che il nostro Paese sia tra gli ultimi in Europa per livello di libertà di fare impresa e per flussi di investimenti esteri", ha detto Ambrogioni nel corso dell'incontro con il Presidente della Repubblica.
"Godiamo oggi di condizioni favorevoli ma, purtroppo, la ripresa è troppo lenta per sortire gli effetti voluti, per ridurre significativamente la disoccupazione ed evitare di disperdere un capitale umano di qualità", ha detto Ambrogioni che ha anche auspicato una "pubblica amministrazione sempre più vicina ed attenta alle richieste di cittadini e imprese", così come "è indispensabile che nel pubblico si attuino innovazioni in grado di selezionare e formare una dirigenza motivata, responsabilizzata, autonoma, fortemente orientata al risultato".
Ma di più competenze manageriali c’è bisogno anche nel privato: "Il sistema produttivo italiano è ancora troppo basato su piccole e medie imprese a conduzione familiare", ha ribadito il presidente della Confederazione che riunisce Federmanager, Manageritalia, Fp-Cida, Cimo, Sindirettivo, Fenda, Fnsa, Federazione 3° Settore Cida, Fidia, Saur.
"Condividiamo pienamente quanto da Lei detto il primo maggio scorso -ha detto Ambrogioni rivolgendosi al Capo dello Stato- e cioè che 'l’apertura di nuovi lavori e di nuovi mercati è necessaria per tenere il passo del cambiamento e per viverlo da protagonisti'. Si tratta di un imperativo per il Paese, oggi alle prese con un livello di disoccupazione, soprattutto giovanile, di grandi proporzioni. La disoccupazione è una vera piaga sociale che priva i giovani di un elemento essenziale per la propria realizzazione e il sistema produttivo delle forze di lavoro più fresche e innovative", ha concluso.