Circa 2,2 miliardi di euro di cui oltre il 54% a valere sul Fondo sociale europeo 2014-2020, finalizzati ad azioni di supporto alle riforme strutturali in tema di politiche attive del lavoro, rivolte a implementare l'occupazione, modernizzare il mercato del lavoro, formare capitale umano e aumentare la produttività. E' la dotazione finanziaria del Pon (Piano operativo nazionale) Spao (Sistemi di politiche attive per l'occupazione) presentato questa mattina nel corso di un convegno a Roma, organizzato dall'Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, in cui si è fatto il punto sullo stato di attuazione del programma in Italia. Gli interventi finanziati con Spao sono concentrati per l'85% nelle regioni meno sviluppate, per il 12% nelle regioni più sviluppate e per il 3% in quelle in transizione.
Il pacchetto più consistente di risorse (1,838 mld di euro, pari a oltre l'84% del totale) va alle azioni per l'occupazione. Il resto viene utilizzato per azioni di formazione, per implementare le capacità istituzionali e per l'assistenza tecnica. Partners del programma sono Regioni e Province autonome, Inps, Anpal Servizi, Inapp, Unioncamere, Invitalia, Ispettorato nazionale del Lavoro, Ente Nazionale Microcredito. Tra gli interventi di maggior rilievo, anche finanziario, attuati con Spao ci sono gli incentivi alle assunzioni nel Mezzogiorno, grazie al cosiddetto 'Bonus Sud'. La decontribuzione degli oneri previdenziali per occupato (nel limite massimo di 8 mila euro annui) spetta nel caso di assunzione di giovani tra i 16 e i 24 anni o disoccupati da almeno 6 mesi e con almeno 25 anni di età. Come ha spiegato il direttore generale dell'Anpal Salvatore Pirrone, "nei primi 4 mesi del 2017 sono già 47.000 le assunzioni effettuate col Bonus Sud".
Il Pon Spao interviene anche sul potenziamento dei servizi per l'impiego, sostenendo anche le riforme introdotte con il Jobs Act, e accompagna l'attuazione dei programmi regionali attraverso la realizzazione di azioni di sistema, come il monitoraggio del cambiamento della struttura occupazionale e il rafforzamento dei centri di formazione professionali, strutturando meglio i servizi per promuovere l'alternanza scuola-lavoro e l'apprendistato. "Si tratta di un programma importante -ha ricordato Pirrone-, che occupa da solo l'11% dell'intera quota del Fse destinata all'Italia".
Per risolvere i problemi del lavoro "abbiamo bisogno di lavorare molto di più tutti insieme, Regioni, governo, istituzioni. La parola che dovremmo tenere tutti quanti presente è 'integrazione' tra più politiche, tra più soggetti" ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, intervenendo al convegno dell'Anpal sul Pon Spao. L'esempio principe, ha spiegato il ministro, "viene dalla relazione tra politiche sociali e lavoro". "Abbiamo attuato la legge di contrasto alla povertà, e se si va a guardare i dati 2 volte su 3 -ha commentato Poletti- la povertà dipende dalla mancanza di lavoro". "Dovremmo lavorare di più insieme -ha ribadito- ma non è così, perché siamo costituiti su politiche verticali, la scuola con la scuola, il lavoro con il lavoro e così via", ha detto concludendo: "E' in atto in questo senso uno sforzo importante con la consapevolezza che o noi facciamo coagire le azioni, le responsabilità istituzionali o le politiche non funzionano".
Dopo la partenza della sperimentazione dell'assegno di ricollocazione su 30.000 persone "dopo l'estate, si può pensare a una diffusione estesa della misura". Ad annunciare, nel corso del convegno, l'imminente messa a regime dell'assegno che spetta alle persone disoccupate che ricevono la Nuova assicurazione sociale per l'impiego (Naspi) da almeno 4 mesi, è Maurizio Del Conte, presidente dell'Anpal. "La sfida assegnata dal legislatore all'Anpal e che sta alla base del Jobs Act, -ha detto del Conte- è quella di creare un'infrastruttura delle politiche per il lavoro, attraverso un'amministrazione 'leggera' in grado di operare in modo efficiente nel mercato".
"La realizzazione di un sistema moderno di servizi per l'occupazione necessita di prospettive di stabilità e sostenibilità. In particolare, richiede un forte impegno da parte del governo per uscire dalla logica transitoria; occorre fare un salto di qualità per mantenere, consolidare e qualificare i centri per l'impiego, dopo le iniziative intermedie che le Regioni hanno compiuto, con atto di responsabilità, per salvaguardare il sistema". Lo ha detto l'assessore all'Istruzione formazione e lavoro della Toscana, Cristina Grieco, intervenuta come coordinatrice della IX commissione della Conferenza delle Regioni. L'assessore ha sottolineato come le Regioni abbiano da tempo avviato un lungo percorso di confronto, sollecitando l'approvazione in tempi rapidi del Piano di rafforzamento dei servizi per il lavoro, ribadendo la necessità di tenere insieme la stabilizzazione, con risorse ordinarie nazionali, del sistema e la sua crescita in una prospettiva futura. "Occorre agire dalle fondamenta - ha detto Cristina Grieco - altrimenti si rischia di costruire sulla sabbia".
In questa logica, ancor più fondamentale è "rilanciare una funzione propulsiva delle amministrazioni regionali sul tema del lavoro, avviando un ragionamento condiviso sull'impostazione del mercato del lavoro che prenda le mosse dalla conferma, in capo alle Regioni, delle competenze legislative in materia di politiche attive del lavoro e della formazione", ha spiegato. Le Regioni, proprio in questi giorni, hanno definito una propria proposta su un modello di governance, condiviso tra i soggetti istituzionali, che delinei in modo chiaro ruoli, funzioni e responsabilità di ciascuno e ponga obiettivi certi e ambiziosi per migliorare concretamente lo stato di erogazione dei servizi per l'impiego. Il Piano di rafforzamento, in tale prospettiva, diventa un tassello importante, ma non unico, di tale modello, composto da più livelli di riflessione e di intervento.
"Per poter procedere in maniera compiuta alla riorganizzazione dei Cpi - ha concluso Grieco - occorrerà affrontare e risolvere alcune questioni cruciali: il trasferimento del personale a tempo indeterminato, ancora alle dipendenze delle Province, alle Regioni, sostenere i Lep (livelli di prestazioni equivalenti), attraverso risorse nazionali stabili. E, ancora, l'approvazione del Piano di rafforzamento dei servizi e delle misure di politica attiva, come quadro di riferimento per orientare l'utilizzo delle risorse legate verso obiettivi concordati per il miglioramento e la qualificazione dei servizi per l'impiego".
E' in questo quadro che si collocano le 1.600 unità di personale aggiuntivo per il potenziamento dei servizi finanziate grazie ai Pon fino al 2020. Su questo personale, così come su quello operante nei servizi a tempo determinato, "occorrerà verificare - ha osservato Grieco - modalità di stabilizzazione, in modo da avvicinare l'Italia agli standard europei ed evitare di disperdere un patrimonio importante di professionalità accumulato da questo personale che è stato fondamentale per assicurare servizi adeguati in questi anni di incertezza".