"La recente iniziativa da parte dell'America di aumentare i dazi di importazione su alcune categorie di prodotti è un provvedimento di portata limitata ed è legato a una disputa commerciale relativa, originariamente, al divieto di importazione di cane in Europa. Divieto che nasceva dal fatto che la carne americana era trattata con ormoni, pratica vietata in Europa. Successivamente, Europa e America avevano concordato che l'Europa avrebbe aperto alle importazioni di carne americana per tutte quelle carni americane non trattate con ormoni". E' quanto afferma, a Labitalia, Lucio Miranda, presidente di ExportUsa, società di consulenza per l'export verso gli Stati Uniti.
"L'America adesso rivendica il fatto - prosegue - che, nonostante la liberalizzazione all'importazione di queste carni non trattate, in realtà l'Europa abbia mantenuto un atteggiamento protezionista. Di qui la sanzione appena annunciata da parte americana di voler imporre dazi punitivi per controbilanciare questo atteggiamento di chiusura. Da una prima valutazione sembrerebbe che questi dazi andranno a colpire importazioni per un totale di 100 milioni di dollari. Una cifra molto modesta rispetto al totale delle importazioni americane dall'Italia, che ormai superano i 40 miliardi di dollari all’anno.
"Tutta la vicenda, comunque, non è un'iniziativa unilaterale dell'America - avverte - perché la controversia delle carni è stata a suo tempo trattata dal Wto che aveva condannato l'Europa per la chiusura sulle carni".