"Se rivoluzione deve essere, che rivoluzione sia. Non solo nei numeri, ma anche nella geografia della dinamicità imprenditoriale. Tra le certezze che il digitale ci obbliga a rivedere c’è anche quella, consolidata, che vede nel Mezzogiorno i vagoni di un treno appesantito che viene trainato dalla locomotiva delle regioni del Nord. Mappe del passato destinate a vita breve. Campania, Sicilia e Puglia sono tra le prime quattro regioni italiane dove negli ultimi 6 anni c’è stata la maggiore crescita di imprese digitali. In Campania le imprese digitali sono cresciute del triplo rispetto al Piemonte. Staccate del 10% Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia". Lo dice il focus Censis/Confcooperative '4.0 la scelta di chi già lavora nel futuro', presentato a Roma.
Ma cosa fanno le imprese digitali? Sono quelle dedite alla produzione di software, consulenza informatica; elaborazione dati, hosting, portali web; edizione di software; erogazione di servizi di accesso a Internet e altre attività connesse alle telecomunicazioni e il commercio al dettaglio attraverso la Rete.
"Le persone più qualificate - spiega Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative - saranno quelle che potranno cogliere le opportunità del 4.0. Questo ci deve portare a un investimento straordinario in formazione e innovazione perché tutti siano in condizione di capitalizzare le opportunità. Siamo per un 4.0 dal volto umano che non lasci indietro nessuno. In Italia, solo l’8,3% dei lavoratori è impegnato in programmi di formazione permanente, al di sotto della media europea 10,8%. Dobbiamo fare molto di più formare non è una spesa, ma un investimento sul futuro del paese".
Tra il 2011 e il 2017, la crescita maggiore di imprese digitali si è avuta in Campania con un incremento del 26,3%, in Sicilia con il 25,3%, nel Lazio con il 25,1% e in Puglia, 24,2%. Dati che confermano come i processi di sviluppo basati sul digitale trovano terreno fertile anche in aree spesso ai margini della dinamica economica e produttiva intesa in senso tradizionale. Spostando il confronto dalle regioni alle macro aree, il risultato non cambia: il Mezzogiorno è quella con il più alto tasso di crescita di imprese digitali, +21,9%; seguito dal Centro con un incremento del 20,7%, mentre al Nord si osserva un’estensione della base produttiva del 14%.
A riprova del fatto che il digitale ha profondamente cambiato la rilevanza dei vantaggi competitivi dei territori e la configurazione dei fattori di crescita, abbattendo confini e rendite consolidate, può essere presa in esame - sottolinea lo studio - la posizione in graduatoria di regioni come il Piemonte, che dispone di infrastrutture materiali e immateriali orientate all’innovazione (poli universitari, grandi aziende e centri di ricerca), ma incrementa lo stock di imprese digitale del 9,1%: dato, questo, inferiore non solo rispetto alla media nazionale (+17,6%), ma anche rispetto a regioni come l’Umbria o il Molise (rispettivamente l’11,8% e il 12,7%).
Passando dai flussi allo stock, torniamo a una visione più consueta della geografia imprenditoriale italiana. Sono settentrionali più della metà delle imprese digitali: il primato spetta alla Lombardia dove risiede 1 impresa digitale su 4, seguita dal Lazio che precede la Campania, che anche in termini assoluti conquista un posto di tutto rilievo nella graduatoria nazionale.