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Libri: Mundo, 'L'Inganno generazionale' sfata luoghi comuni su lavoro e pensioni

Antonietta Mundo
Antonietta Mundo
15 giugno 2017 | 17.32
LETTURA: 3 minuti

"Abbiamo chiamato il nostro lavoro 'L'Inganno generazionale - Il falso mito del conflitto per il lavoro' perché abbiamo cercato di svelare alcuni inganni diffusi da media, su lavoro, pensioni e economia e sfatare così luoghi comuni non corrispondenti al vero". Così Antonietta Mundo, autrice insieme a Alessandra Del Boca de 'L'inganno generazionale' (Università Bocconi editore), parla con Labitalia del libro, a margine della presentazione in corso a Napoli. L'evento, che si tiene presso la sede Federmanager Sicdai, è stato organizzato dalla Cida.

Alessandra Del Boca è ordinario di Politica economica all’Università di Brescia. Ha svolto attività istituzionali al ministero della Funzione Pubblica, Cnel, Istat, ministero del Lavoro. Mundo è una statistica: ha lavorato all'Ente nazionale prevenzione infortuni e all'Inps nel ruolo di coordinatore generale statistico attuariale.

"Prendiamo l'esempio -spiega Mundo- della disoccupazione giovanile in aumento: siamo proprio sicuri che il famoso 40% relativo alla disoccupazione dei ragazzi in età 15-24 anni, corrisponda alla realtà? Se prendiamo la fascia di età 15-24 anni, vediamo che la forza lavoro (persone occupate e in cerca di occupazione, ndr) sul totale della popolazione di quell'età è molto bassa (23-24%), mentre per altre classi di età la percentuale arriva anche al 70-80%. E questo perché i 15enni, anche se studenti, possono iscriversi alle liste del centro per l'impiego, possono lavorare d'estate, possono smettere e tornare a scuola. Entrando così nel conteggio, prima degli occupati e poi dei disoccupati, anche se in autunno tornano regolarmente a scuola o all’università a tempo pieno".

"Per questo, nel libro -aggiunge Mundo- noi proponiamo l'utilizzo del parametro relativo all'incidenza della disoccupazione per stessa fascia di età della popolazione". Per avere un quadro più vicino alla realtà, spiega l'esperta, "bisogna depurare i dati dei 15-24enni, decidendo da che parte mettere gli studenti-lavoratori e gli studenti-disoccupati”. Ecco che allora "l'indicatore per la fascia di età 15-24anni dell’incidenza della disoccupazione sulla popolazione -chiarisce- risulta pari a 10,1, un valore nel 2016 molto vicino alla media europea e al nostro tasso di disoccupazione generale che è dell’11,7%”.

"La vera disoccupazione invece -avverte Mundo- sta tra i giovani più adulti, quelli tra i 25 e i 34 anni: in questa fascia d'età l'indicatore arriva a 12,9. Bisogna quindi spegnere il faro sui giovanissimi e accenderlo sui millennials, la generazione che dovrebbe sposarsi e fare figli. E se non lo fanno, c'è di che preoccuparsi: insieme al calo delle nascite recentemente certificato dall'Istat, pari a 12.000 nascite in meno all'anno, e alla minor permanenza in Italia di stranieri, questo significa un decadimento della società. Già l'Istat ha detto che nel 2066 saremo 7 milioni di abitanti in meno, compresi gli stranieri".

Occorre correre ai ripari, suggeriscono le autrici, a partire da una "modifica del finanziamento del sistema previdenziale". "Attualmente è a ripartizione: noi invece -dice Mundo- proponiamo che una quota delle pensioni venga pagata con la fiscalità generale, mentre la parte restante sia alimentata coi contributi". Una misura che potrebbe essere finanziata "attingendo in parte ai 40 mld di tasse pagati ogni anno dai pensionati e ai 110 mld di evasione fiscale", conclude.

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