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Terremoto: Donne in campo-Cia, ricostruire con canapa e piante officinali

Terremoto: Donne in campo-Cia, ricostruire con canapa e piante officinali
13 giugno 2017 | 16.13
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Ricostruire il futuro delle aree terremotate a partire dall’agricoltura, puntando su settori in crescita come la canapa e le piante officinali e mellifere. Perché, tra usi alimentari e cosmetici, passando per l’abbigliamento e l’edilizia verde, questo tipo di coltivazioni sta vivendo un vero e proprio rinascimento. Solo nell’ultimo triennio, la superficie dedicata alla canapa è passata da 950 a quasi 3.000 ettari, registrando un incremento del 200%. Mentre l’area destinata alle piante officinali e aromatiche in Italia è cresciuta negli ultimi tre anni del 63%, aumentando da 4.410 a 7.190 ettari. Sono i dati emersi dall’iniziativa di Donne in Campo-Cia per il Centro Italia, 'Officinali, mellifere, canapa: profumo di domani', che si è tenuta oggi a L’Aquila a Palazzo Fibbioni.

Un appuntamento per rimarcare la solidarietà e la vicinanza della Confederazione alle popolazioni colpite dal sisma, ma anche per spiegare numeri e opportunità di mercato che ruotano intorno al comparto. Possibilità che possono aiutare gli agricoltori in un’ottica di ricostruzione in zone a forte vocazione rurale come Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria.

"La canapa rappresenta un’occasione unica per i territori -sottolineano le Donne in Campo della Cia- da una parte contribuisce a ridurre il consumo di suolo, diserbare i terreni e bonificarli dai metalli; dall’altra è una produzione versatile grazie ai suoi mille impieghi. Prima di tutto in campo alimentare: dalla pasta al pane alla farina, che non contiene glutine, fino all’olio ricco di Omega 3 e dalle spiccate proprietà antiossidanti e antinfiammatorie". "E poi -dicono- nel settore abbigliamento e arredamento, con la produzione di tessuti resistenti e green perfetti per maglie, vestiti, borse, tappeti, ma anche sacchi, corde, teloni e imbottiture per materassi. In più, dalla canapa si ottengono mattoni ecologici e sostenibili da usare nella bioedilizia e pellet per il riscaldamento delle case, senza dimenticare gli utilizzi per detersivi, tinte e colori, solventi e inchiostri".

"Una produzione polivalente che attraversa oggi una nuova età dell’oro, grazie anche all’entrata in vigore della legge 242 del 2016 sulle 'Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa', mirata proprio al rilancio di un settore che, in realtà, fino agli anni Cinquanta del secolo scorso era il core dell’Italia, quando il Belpaese era il secondo produttore mondiale di canapa dietro l’Unione sovietica con 100.000 ettari seminati e un milione di quintali prodotti", osservano. Altrettante possibilità di sviluppo hanno le piante officinali. Anice, aloe, camomilla, calendula, cumino, gelsomino, genziana, lavanda, liquirizia, maggiorana, menta, melissa, mughetto, rosmarino, piretro, salvia, valeriana, zafferano: ad oggi il loro consumo da parte dell’industria farmaceutica, erboristica, alimentare, liquoristica, cosmetica è in continuo aumento ovunque.

"Eppure in Italia -ricorda Donne in Campo Cia- nonostante gli incrementi registrati negli ultimi anni e 2.940 aziende produttrici in tutto il Paese (+34%), di cui quasi la metà biologiche (41%), la produzione di piante aromatiche, medicinali e da condimento non cresce ancora abbastanza e riesce a far fronte al fabbisogno nazionale soltanto per il 30%".

“Il potenziale agricolo è altissimo -avverte il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- ed è qualcosa di più di una speranza, è un’opportunità per molti agricoltori, in primis delle zone terremotate, anche per soddisfare i bisogni crescenti dei consumatori che vanno verso i prodotti naturali e biologici e sono sempre più attenti all’impatto ambientale e all’ecosostenibilità”. “La canapa -afferma la presidente nazionale di Donne in Campo, Mara Longhin- e le erbe officinali così come le mellifere, necessarie alle api e quindi fondamentali per l’impollinazione delle piante e la tutela della biodiversità sono un buon punto da cui ripartire nei territori devastati dal sisma. Perché è a questi luoghi che siamo vicini ed è da questi luoghi che vogliamo immaginare insieme un futuro che veda protagonista la nostra agricoltura”.

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