"Contro questi attacchi di terrorismo come quello di Londra, che non sono attacchi ordinati da Raqqa, ma azioni individuali condotte anche con mezzi 'poveri', l'unico mezzo che abbiamo a disposizione è lavorare attivamente con le comunità musulmane, per spingerle a collaborare con le forze dell'ordine". Lo dice a Labitalia Loretta Napoleoni, economista, esperta di terrorismo e studiosa dell'Isis.
L'attacco sul London Bridge, spiega Napoleoni, "non vuol dire necessariamente che è in corso un accanimento dei terroristi verso la Gran Bretagna". "Qualche tempo fa - ricorda - gli episodi terroristici si ripetevano in Francia, ora tocca al Regno Unito perchè c'è un 'effetto emulazione': quando si comincia a colpire, è più facile, purtroppo, che qualcuno sia 'incoraggiato' a farlo".
Comunque, per Napoleoni, "è evidente, dalla dinamica e dai mezzi scelti per l'attentato, che non c'è stato un 'cervello centrale' che ha dato il comando". "Qui l'Isis non c'entra -dice Napoleoni- se non per l'ombrello ideologico che offre ai terroristi".
Proprio per queste particolarità, questi terroristi, spiega Napoleoni, "vanno combattuti dall'interno, da dentro la comunità musulmana, attivando contatti e collaborazioni".
"Occorre lavorare dentro le comunità, ma questo richiede -avverte l'esperta- un atteggiamento diverso da quello fin seguito dal governo inglese e richiede anche un altro tipo di reclutamento all'interno delle comunità islamiche, ai fini dell'antiterrorismo".
"Infatti, solo una piccola parte delle forze dell'ordine inglesi e francesi sono islamici e invece bisogna scegliere le persone di cui fidarsi e lavorare con loro. Le retate fatte dopo, servono a poco", conclude.