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Siria: Napoleoni, ora rischia fine Cambogia e di essere completamente distrutta

Loretta Napoleoni
Loretta Napoleoni
07 aprile 2017 | 17.11
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"L'attacco americano alla Siria di stanotte è stata una reazione personale del presidente Trump alle immagini dei bambini siriani: quando le ha viste ha deciso di mandare i missili. Una reazione istintiva, come quella che ebbe Angela Merkel in Germania quando vide la foto del bambino morto sulla spiaggia greca e fece aprire le frontiere ai migranti. Ma ora c'è veramente molta preoccupazione e la Siria rischia con molta probabilità di essere distrutta, così come accadde con la Cambogia". Così, dal Nevada in Usa, dove si trova in questo momento, Loretta Napoleoni, economista ed esperta di terrorismo e questione medio-orientale, parla con Labitalia degli ultimi attacchi da parte delle forze armate americane alla Siria.

"La preoccupazione riguarda naturalmente le ripercussioni internazionali perché è chiaro che in questo attacco c'è anche un segnale forte alla Russia, mandato guarda caso la sera in cui Trump è andato a cena con Xi Jinping. Fra l'altro dalla Russia giungono voci che Putin stia cercando di stabilire una base in Libia, che, da un punto di vista strategico, è molto più importante della Siria". Lo scenario in Siria per ora "non cambia o meglio non cambia -dice Napoleoni- se questo attacco missilistico americano rimarrà, come sembra, isolato". "E del resto -osserva- se Trump attacca e distrugge le basi di Assad fa un favore all'Isis".

Sullo scenario siriano pesa poi anche l'incognita Iran, spiega l'esperta: "La Russia non dipende al 100% per la sua espansione strategica e difensiva dalla Siria, ma l'Iran sì. Lì ci sono gli hezbollah che sono quasi diventati la milizia ufficiale di Assad e dunque bisogna vedere che reazioni avranno". Una cosa è certa spiega Napoleoni: "Trump è ossessionato da Obama e non ha voluto fare come lui, non ha voluto tenersi fuori e non fare niente. Però -ricorda Napoleoni- lo stesso Donald Trump criticò Obama nel 2011 per non essere intervenuto in Siria e scrisse 'Io l'avrei fatto, sentendo prima il congresso'. Cosa che invece non ha fatto". "Comunque in questa mossa di Trump c'è molta propaganda sia verso l'esterno sia verso i 'suoi', che non a caso, a partire da John McCain, suo oppositore nel Congresso, si sono affrettati a dimostrargli il loro appoggio", conclude Napoleoni.

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