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Scuola: alternanza lavoro? non termina con diploma ma diventa contratto

Scuola: alternanza lavoro? non termina con diploma ma diventa contratto
15 febbraio 2017 | 16.06
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L’alternanza scuola-lavoro non sembra essere un’esperienza isolata, che termina con il diploma, ma spesso si traduce in un rapporto di lavoro con l'azienda presso cui lo studente ha svolto i periodi lavorativi previsti dal progetto. E' quanto emerge dal Rapporto 2017 sulla condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria superiore, realizzato da AlmaDiploma e da AlmaLaurea, diffuso oggi. Il dato rafforza l’importanza di una sempre maggiore diffusione di tali esperienze al fine di migliorare l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, anche in vista di quanto sancisce la legge di stabilità 2017.

A un anno dal conseguimento del titolo risultano comunque occupati 33 diplomati su cento (17 hanno invece preferito inserirsi direttamente nel mercato del lavoro e 16 hanno scelto di frequentare l’università lavorando): questa percentuale raggiunge il suo massimo in corrispondenza dei diplomati professionali (48%), mentre tocca il minimo tra i liceali (25%). A tre anni dal titolo la percentuale di occupati cresce al 44% (quota che oscilla tra il 59% dei diplomati professionali e il 32 dei liceali). A cinque anni dal diploma il 53,5% risulta occupato, quota che raggiunge il 69% fra i diplomati professionali.

La disoccupazione coinvolge 22 diplomati su cento a un anno; una quota significativa, che si riduce tra i liceali (20%) ma che raggiunge il 29% dei diplomati professionali, i più pronti ad inserirsi nel mercato del lavoro e, quindi, quelli che assorbono più degli altri gli effetti della crisi. Il tasso di disoccupazione, a tre anni dal titolo, è pari al 18%; il valore cresce fino a raggiungere il 21% tra i professionali mentre scende leggermente al di sotto della media tra tecnici e liceali. A cinque anni è pari al 18%, oscillando tra il 16% dei diplomati tecnici e il 21% dei liceali; in quest’ultimo caso l’elevata disoccupazione è legata, almeno in parte, al fatto che questi diplomati, avendo nel frattempo finito anche il percorso universitario, si sono appena rivolti al mercato del lavoro.

Tra i diplomati 2015 che risultano impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa, la tipologia di attività più diffusa risulta essere il lavoro non standard, che coinvolge il 28% degli occupati (in particolare si tratta di contratti a tempo determinato, che interessano il 22% degli occupati). La quota di assunti con contratti formativi è del 26%. Il lavoro stabile riguarda 25 diplomati occupati su cento: 21 impegnati in contratti a tempo indeterminato, la restante quota in attività autonome. Elevata è la quota di chi non ha un contratto regolare: il 10% del totale dei diplomati.

A tre anni dal diploma, tra chi è dedito solamente al lavoro il contratto a tempo indeterminato risulta essere quello più diffuso, con il 31% dei diplomati. Elevata anche la quota di contratti non standard (24%) e formativi (21,5%); la quota di coloro che lavorano senza alcun contratto è pari all’8%. A cinque anni, il quadro generale migliora ulteriormente; in particolare cresce fino al 52% la quota di occupati stabili. Il lavoro non regolamentato da alcun contratto si riduce al 6%.

L’attività nel settore pubblico è la meno diffusa tra i diplomati di scuola secondaria superiore: dichiarano infatti di lavorarvi meno del 10% sia ad uno che a tre e cinque anni. Quasi tre occupati su quattro, ad un anno dal diploma, sono inseriti in un’azienda che opera nel settore dei servizi (in particolare del commercio, 31%); 18 su cento lavorano invece nell’industria (in particolare quella metalmeccanica 6,5%), mentre è decisamente contenuta la quota di chi lavora nell’agricoltura (2%).

I diplomati che lavorano a tempo pieno (senza essere contemporaneamente impegnati nello studio universitario) guadagnano in media, a un anno dal diploma, 1.028 euro mensili netti. A tre anni dal conseguimento del titolo il guadagno mensile netto dei diplomati è pari in media a 1.137 euro. La retribuzione, a cinque anni dal diploma, sale lievemente: 1.274 euro. Indipendentemente dal trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo, la soddisfazione registrata per il lavoro è in generale abbastanza elevata (voto medio pari a 7 su una scala 1-10).

Non si rilevano differenze elevate né secondo il tipo di diploma (leggermente più soddisfatti i tecnici) né secondo il genere. I diplomati del 2011 indagati a 5 anni dal titolo si dichiarano particolarmente appagati dai rapporti con i colleghi (7,9), dall’indipendenza o autonomia (7,5), dal luogo di lavoro e dall’acquisizione di professionalità (7,3, per entrambi). Di contro, l’unico aspetto che non ha raggiunto la sufficienza è la coerenza con gli studi fatti (5,5).

Ad un anno dal termine degli studi, 18 diplomati su cento dichiarano di utilizzare le competenze acquisite durante il percorso di studi in misura elevata, mentre per 40 su cento l’utilizzo è più contenuto; ne deriva che il 41% ritiene di non sfruttare per nulla le conoscenze apprese nel corso della scuola secondaria superiore. In particolare, sono i diplomati liceali a non utilizzare ciò che hanno appreso a scuola (45%, contro il 38% e il 38,5% dei diplomati tecnici e professionali). Il quadro però migliora nel lungo periodo: a cinque la percentuale scende al 34,5% per i liceali, contro il 31% e il 26% dei diplomati tecnici e professionali.

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