Il decreto dignità, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, ha già sollevato un polverone di polemiche. Secondo la stima inserita nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento, il decreto dignità potrebbe bruciare 8mila unità l'anno. Ad attaccare la misura, fortemente voluta da Luigi Di Maio sono le opposizioni, che puntano il dito contro il pacchetto di norme.
"80mila posti di lavoro in meno in 10 anni. Sono quelli che prevede la relazione del decreto dignità. Ma non doveva essere la Waterloo del precariato? Il problema del lavoro non si risolve distruggendolo" scrive in un tweet il segretario dem, Maurizio Martina, allegando la tabella con gli effetti finanziari del decreto dignità. A fare eco a Martina è il capogruppo del Pd a palazzo Madama, Andrea Marcucci: "Se l'obiettivo di Di Maio, con il decreto dignità, è la decrescita infelice - osserva il senatore dem - si può dire con obiettività che la strada è quella giusta. Non si è mai visto nella storia della Repubblica un governo che nella relazione tecnica di un provvedimento prevede di ottenere 80 mila posti di lavoro in meno. La cosa incredibile che la narrazione 5 Stelle presentava il decreto come risolutivo contro il precariato".
Critiche vengono mosse anche dalle fila di Forza Italia. Su Twitter, la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna scrive: "Luigi Di Maio prometteva più posti di lavoro e invece candidamente ammette che il decreto dignità li riduce. Tra propaganda e realtà". A tuonare contro il provvedimento è anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "Il primo decreto del ministro del Lavoro Di Maio? Persi almeno 8.000 posti di lavoro ogni anno. Non lo dice Fratelli d’Italia, lo scrive lo stesso governo nella relazione tecnica che accompagna il decreto. Che 'dignità' c'è nel far perdere il lavoro alla gente?".