di Antonella Nesi
"Non avevo più la scusa di non avere una storia da raccontare... Anche se forse raccontare i cattivi è più cool, questa è la storia di una brava persona che in Italia non ha vita facile e che troverà il coraggio di cambiare prospettiva". A 20 anni da 'Radiofreccia' (1998) e a 16 da 'Da zero a dieci' (2002), Luciano Ligabue è tornato a dirigere un film, 'Made in Italy', che arriva nei cinema giovedì in oltre 400 copie distribuito da Medusa e che nasce dall'omonimo concept album uscito nel 2016. Nel film, come già nell'album, la storia del protagonista Riko ('Mi chiamano tutti Riko' era la seconda traccia del disco), che sul grande schermo prende le sembianze di un onesto operaio di un salumificio (Stefano Accorsi) alle prese con una vita in cui tutto sembra improvvisamente precario (la sua storia d'amore, il lavoro, il futuro), diventa una tormentata dichiarazione di amore verso il nostro Paese.
"Questo è un film sentimentale. Ci sono i sentimenti forti dei protagonisti, l'amicizia, l'amore coniugale e quello per le proprie radici, e c'è il mio amore per l’Italia che non viene meno nonostante le frustrazioni che mi provoca", spiega il rocker di Correggio, che è tornato ad ambientare un film quasi per intero nelle zone dove è cresciuto. Ma con delle 'fughe' in alcune delle più belle città italiane, funzionali a rimarcare che - chissà perché - "nessun italiano fa la vacanze a Roma e nessun italiano fa la luna di miele in Italia".
Accanto a Stefano Accorsi, che Ligabue ritrova dopo averlo diretto in 'Radiofreccia', ci sono Kasia Smutniak (Sara, la moglie di Riko), Tobia De Angelis (loro figlio Pietro, uno youtuber che fa fatica a lasciare la casa paterna) e, nei panni dei migliori amici di Riko, anche Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Filippo Dini, Alessia Giuliani, Gianluca Gobbi, Leonardo Santini, Jefferson Jeyaseelan e Francesco Colella. E proprio grazie alla tenacia di Sara e al sostegno degli amici, Riko deciderà di rimettersi in gioco e rialzarsi, quando tutto o quasi sembra perduto.
"Siamo tutti portati a pensare che il cambiamento non porti buone cose. Eppure il cambiamento è il movimento naturale della vita. Più che gli eventi, è come reagiamo agli eventi a determinare la nostra realtà. Riko vive in una realtà consolidata ma gli sta tutto un po’ stretto e ha bisogno di cambiare lo sguardo sulle cose che ha avuto sempre sotto mano. Il film racconta questo percorso", sottolinea Ligabue. "Il primo seme di questo film è in un brano precedente all'album Made in Italy che si chiamava 'Non ho che te', dove immaginavo la condizione in cui poteva trovarsi un uomo di mezza età che perdeva il lavoro e con quello non solo lo stipendio ma la sua identità...", aggiunge Ligabue.
Per Accorsi "questo film racconta la vita: la cosa forte è che c'è dentro tanta verità", dice l'attore, il cui personaggio trova la svolta nelle parole che gli rivolge l'amico Carnevale (Fausto Maria Sciarappa), un pittore ludopatico con lampi di spietata saggezza: "Cambia te, non aspettare il cambiamento". Ligabue ammette di essersi "innamorato" anche del personaggio di Sara (Smutniak): "Nel disco era appena citata ma mentre scrivevo il film mi piaceva sempre di più". "Un personaggio difficile - ammette l'attrice - ma di cui mi piacevano tantissimo la coerenza, lo stare con i piedi per terra, il sapere quello che vuole, anche se si ha un momento di debolezza. Ma quello che mi ha aiutato molto è stato conoscere il mondo della musica e delle parole di Ligabue, perché già prima di arrivare sul set era come se conoscessi già il contesto", aggiunge l'attrice.
Sul motivo che lo ha fatto aspettare tanto prima di tornare dietro la macchina da presa, Ligabue prima scherza: "Era Domenico Procacci (il produttore del film, ndr.) che si negava". Poi, più serio, confessa: "Durante le riprese di 'Da zero a dieci' abbiamo saputo della malattia di mio padre e durante i processi di post-produzione ci ha lasciato. Credo di avere sempre, non so quanto consciamente, associato le due esperienze e questo è diventato sicuramente il motivo principale per cui mi sono tenuto a lungo lontano dal fare film". Tra le curiosità di 'Made in Italy', il fatto che nei titoli di testa Stefano Accorsi si esibisce in un inedito balletto, coreografato da Luca Tommassini, davanti ad una mortadella di 8 metri. "Un balletto che è in realtà è tutta una citazione dei passi più celebri della storia del ballo nel cinema. Abbiamo faticato parecchio ma poi è stato Luciano a tagliare e cucire la coreografia al montaggio", racconta il coreografo.