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Bono: "Paradise Papers? Tutto sarà chiarito"

(Xinhua)
(Xinhua)
09 dicembre 2017 | 16.01
LETTURA: 3 minuti

Il cantante del gruppo rock irlandese U2, Bono Vox, ha promesso di offrire la massima trasparenza nel chiarire il suo coinvolgimento nello scandalo dell'evasione fiscale dopo che il suo nome è apparso nei cosiddetti "Paradise Papers". "Prendo queste accuse molto sul serio. Sono accuse che colpiscono profondamente me e tutto ciò che rappresento", ha detto l'artista 57enne in un'intervista pubblicata dal quotidiano tedesco "Süddeutsche Zeitung", testata che ha avuto accesso alla documentazione che ha attivato gli allarmi sull'evasione su scala globale.

Durante l'intervista, tuttavia, Bono ha difeso la sua innocenza. "Per me è importante che i nostri fan sappiano che se ci fossero cose che non sono state ben fatte, mi infastidirebbero almeno quanto infastidiscono loro", ha detto.

Oltre che per la sua musica, Bono è noto infatti per le sue iniziative umanitarie. Per anni, l'artista irlandese ha sostenuto la lotta contro l'Aids e la fame in Africa, la difesa dei diritti umani, un commercio più equo e la cancellazione del debito nel Terzo mondo. Questo è il motivo per cui il suo coinvolgimento nello scandalo dell'evasione fiscale lo ha portato al centro delle critiche e ha dato argomenti a coloro che lo accusano di essere un "ipocrita".

"Capisco che l'opinione pubblica si aspetta da me un grande senso della morale e che ha reagito con irritazione alla pubblicazione di tali investimenti immobiliari e alla comparsa del mio nome nei 'Paradise Papers'. Io stesso ho contribuito a stabilire questi standard elevati (di morale)", ha detto.

"Purtroppo è stata ingenerata l'impressione che fossi stato sorpreso a fare qualcosa di illegale", ha detto Bono al quotidiano di Monaco, sottolineando che, una volta completate le indagini, probabilmente entro un mese, tutto sarà chiaro e procederà alla pubblicazione "per intero" dei risultati.

Insieme a Bono, nell'inchiesta sui paradisi fiscali conosciuta come "Paradise Papers" e pubblicata lo scorso ottobre, vengono citati molti politici e personalità di tutto il mondo che sono accusati di usare 'trucchi' legali per evitare il pagamento di numerose tasse. Compaiono, tra gli altri, i nomi di 14 consiglieri, contribuenti e membri del gabinetto del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump; una persona di fiducia del primo ministro canadese, Justin Trudeau; aziende come Nike o Apple; la regina Elisabetta per i suoi investimenti nelle Isole Cayman; il presidente colombiano Juan Manuel Santos; il ministro delle finanze argentino, Luis Caputo, e due ministri del governo brasiliano di Michel Temer.

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