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Musica: gli artisti scrivono all'Ue, intervenire sul value gap o non c'è futuro

Zucchero Fornaciari (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Zucchero Fornaciari (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
30 giugno 2016 | 16.11
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Occorre intervenire sul 'value gap' o per la musica non ci sarà futuro. Lo chiedono, in una lettera indirizzata alla Commissione Europea, numerosi artisti e pop star italiane ed europee, per evidenziare la problematica, definita appunto 'value gap', che attualmente determina un divario importante tra la profonda e capillare diffusione di musica e i ricavi che ne derivano. L'intento è quello di "assicurare un futuro sostenibile per l’industria musicale europea".

Accanto a tante star europee, da Ed Sheeran a Christina Aguileira, da Sir Paul McCartney a Bjørn, per citarne alcuni, hanno firmato per l'Italia moltissimi artisti: da Zucchero a Biagio Antonacci, da Emma a Francesco de Gregori, da Laura Pausini a Fiorella Mannoia, da Eros Ramazzotti a Tiziano Ferro, da Gianna Nannini ad Elisa, solo per fare alcuni nomi degli oltre 70 firmatari italiani.

"Siamo di fronte ad un momento decisivo per la musica -si legge nella lettera indirizzata al Presidente Junker e di cui si è occupato anche il Finacial Times- Il consumo sta esplodendo, i fan ascoltano musica come mai prima d’ora e i consumatori hanno oggi l’opportunità di accedere alla musica che amano sempre ed ovunque. Tuttavia il futuro è messo in pericolo da un significativo 'value gap' (discriminazione remunerativa) provocata da servizi basati sul caricamento del contenuto da parte degli utenti, tipo YouTube di Google, che di fatto sottraggono valore alla comunità musicale, agli autori e agli artisti. Oggi questa situazione è una seria minaccia alla stessa sopravvivenza dei creativi, alla diversità ed alla vitalità del loro lavoro".

"Questo 'gap' di valore -proseguono gli artisti- mina i diritti e i ricavi di coloro che creano, investono e vivono di musica oltre a provocare una rilevante distorsione di mercato. Questo perché, mentre da un lato il consumo di musica cresce in maniera esponenziale, i servizi di caricamento di contenuti approfittano delle esenzioni di responsabilità (safe harbour) previste dalle norme europee".

Gli artisti sottolineano come "queste esenzioni furono create oltre venti anni fa come garanzie per favorire lo sviluppo delle start up digitali, ma oggi sono applicate impropriamente a corporation che distribuiscono e monetizzano il nostro lavoro".

"In questo momento -rilevano- siamo di fronte ad un’opportunità unica per risolvere il problema del value gap. La proposta di revisione della legislazione sul copyright della Commissione Europea può modificare questa profonda distorsione del mercato chiarendo quale sia l’appropriato utilizzo delle norme sul safe harbour. Vi invitiamo pertanto ad intervenire con urgenza per creare un ecosistema più corretto per artisti e titolari dei diritti e così facendo, assicurare lo sviluppo futuro della musica per le prossime generazioni".

Non si è fatta attendere la replica di uno dei destinatari delle critiche degli artisti, YouTube, che ha affidato una nota ad un suo portavoce in cui sottolinea: "I servizi digitali non sono il nemico. YouTube collabora con l'industria musicale per generare ancora più ricavi per gli artisti, in aggiunta ai 3 miliardi di dollari che abbiamo già pagato sino ad oggi".

"La stragrande maggioranza delle etichette e degli editori -sottolinea il portavoce di YouTube- ha accordi di licenza in essere con YouTube e nel 95% dei casi sceglie di lasciare i video caricati dai fan sulla piattaforma e di trarre guadagni da questi video. Il nostro sistema di gestione dei diritti, Content ID, va ben oltre ciò che la legge richiede per aiutare i detentori dei diritti d'autore a gestire i propri contenuti su YouTube: i video caricati dai fan generano ad oggi il 50% delle loro revenue su YouTube. Infine siamo convinti che, offrendo maggiore trasparenza nelle remunerazioni agli artisti, possiamo affrontare molte di queste preoccupazioni".

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