"Ormai mancano i maestri, gli educatori fisici e soprattutto morali sono sempre di meno, è un momento difficile", lamenta l'etoile, in occasione della Giornata Mondiale della danza. Ai giovani che vogliono intraprendere la sua arte la Fracci raccomanda di "tenere ben presente una parola, un concetto molto usato in questi giorni: 'resistenza'"
"Oggi, in Italia, la danza è in una situazione strana: abbondano le buone intenzioni ma molte di queste restano tali, scarseggiano i fatti, molte persone remano contro". Carla Fracci definisce così, conversando con l'AdnKronos, lo stato di salute della danza in Italia, in occasione della 'Giornata Mondiale della danza' che si festeggia domani in tutto il mondo. Una ricorrenza della quale la Fracci sottollinea l'universalità: "Per tutti gli uomini e le donne la danza è un fatto fondamentale, basta pensare che già prima di nascere danziamo nelle acque materne".
Il suo sogno è che gli esseri umani "si uniscano in una danza generale, una preghiera danzata, per implorare conforto e sollievo ai tanti che soffrono". Ma a soffrire è anche la danza nel nostro Paese: "Ormai mancano i maestri, gli educatori fisici e soprattutto morali sono sempre di meno, è un momento difficile", riassume la Fracci che alla domanda se consiglierebbe a un giovane, oggi, di intraprendere la sua carriera, risponde appassionata "assolutamente si ma gli raccomanderei di tenere ben presente una parola, un concetto molto usato in questi giorni: 'resistenza'".
Promossa dall'International Dance Council dell'Unesco, la 'Giornata Mondiale della danza' è stata istituita nel 1982 dal Comitato Internazionale della Danza dell'Istituto Internazionale del Teatro e la data è stata scelta per commemorare la nascita di Jean-Georges Noverre (Parigi, 29 aprile 1727 – Saint-Germain-en-Laye, 19 ottobre 1810), il più grande coreografo della sua epoca, nonché creatore del balletto moderno. Una giornata di festa che accomuna tutti i paesi del mondo, e che viene celebrata ogni anno da professionisti, coreografi, ballerini e appassionati della disciplina.
"Per fortuna esiste una giornata per ricordare la danza: i teatri oggi stanno svendendo gli spettacoli e gli artisti, per invogliare i ragazzi ad andare a teatro, non voglio essere retorico ma è un momento non felice per la danza in Italia, anche perché la qualità dei ballerini non è quella di un tempo", dice poi il ballerino Kledi Kadiu, all'AdnKronos che ha interpellato anche il coreografo Luciano Cannito, secondo il quale "l'arte della danza in Italia è sempre stata vissuta come un'attività del doposcuola o di intrattenimento, risente di un disagio culturale arcaico".
Per Kadiu, "la danza sta vivendo di rendita grazie al pubblico e agli insegnanti di ieri. I ragazzi oggi non fanno sacrifici e rinunce per la danza, non si studia più con la disciplina e la dedizione di prima, c'è sempre meno curiosità e non sono più affamati di danza come un tempo. I ragazzi che vogliono fare della danza il lavoro della loro vita dovrebbero trovarsi un lavoro qualsiasi, poi, se si dovesse presentare l'occasione, possono dedicarsi alla danza completamente, ma oggi come oggi è meglio trovare un lavoro diverso. Sarei ipocrita e finto a dire il contrario. Chi vuole fare il ballerino deve andare in teatro, io non vedo mai giovani che lo fanno, si impara tanto guardando gli spettacoli dal vivo e mi riferisco a tutti gli spettacoli, non solo a quelli classici".
"I direttori dei teatri fanno salti mortali per portare in Italia compagnie affermate, ma i giovani non rispondono positivamente e pretendono soltanto, mi riferisco sempre a chi studia danza - aggiunge Kledi - è logico che tutto ciò incida profondamente sulla crisi del settore della danza in Italia. Le scuole sono tantissime, ma tutti pensano a coltivare il proprio orticello; so che la crisi economica pesa molto sui giovani ballerini, però se si vuole fare questo lavoro bisogna fare sacrifici e rinunce, questo, almeno, è quello che ho fatto io", conclude il ballerino.
Per Cannito "la danza in Italia è un settore più vivo che mai ma solo dal punto di vista delle scuole. Sono tantissimi i giovani che la studiano ma viene spesso considerata un'arte che non ha la stessa dignità della lirica e della musica - afferma - Ciò fa sì che in Italia siano pochissimi i corpi di ballo e si stanno spegnendo le motivazioni perché si studi danza, preferendo l'estero. Se è vero che in termini di costi economici è un settore che risente della crisi, in termini di costo sociale è ancora più grave che sia penalizzata in questo modo perché dà senso e passione alla vita di molti ragazzi".
"La danza è l'unica forma d'arte che oggi può portare i ragazzi a teatro - continua il coreografo - Non capisco perché debba essere considerata una disciplina di serie B rispetto alla lirica, ad esempio. La società ha bisogno della danza, che oltre a creare un indotto culturale ed economico incredibile fa bene al corpo, crea disciplina e senso del dovere".
"La giornata mondiale della danza dovrebbe essere una giornata per fare interessare anche il mondo della politica a un'arte che sta cambiando la cultura e la società. In Italia ci sono solo quattro corpi di ballo, e con queste prospettive, sinceramente, mi chiedo cosa studino a fare i giovani ballerini", conclude Cannito.