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Musica: Gianna Nannini, da Gigli a Vasco canto i grandi del '900

Esce 'Hitalia' che raccoglie 17 canzoni che hanno fatto la storia della musica popolare italiane, rivisitate in chiave rock dall'artista senese: "Bisogna credere nelle nostre radici. Se la cultura non la valorizziamo noi artisti, non ce la supporta proprio nessuno". E ironizza: "La prossima volta magari restauro gli scavi di Pompei"

Gianna Nannini durante un concerto
Gianna Nannini durante un concerto
01 dicembre 2014 | 08.00
LETTURA: 7 minuti

"Ho cantato quelli che per me sono i grandi del '900. Il panorama era infinito ma io ho scelto le canzoni che mi sono piaciute, che mi accompagnato dall'infanzia in poi. Sono tutte scelte emotive e questo non è un album 'breviario', è vivo e lo porterò anche in tour da maggio". Gianna Nannini parla così di 'Hitalia', il suo nuovo album che esce oggi e contiene diciassette brani della canzone d'autore che hanno fatto grande la musica italiana, rivisitati in chiave rock: da 'Mamma', il brano del 1940 di Beniamino Gigli a 'C'è chi dice no', il pezzo firmato nel 1987 da Vasco Rossi, i brani coprono un arco temporale di mezzo secolo. "Per me è stata una rivoluzione culturale. Avevo voglia di cambiare e rispetto allo scrivere le mie canzoni era un modo per assumermi responsabilità diverse. E poi bisogna crederci nelle nostre radici e se la cultura non la valorizziamo noi artisti, non ce la supporta proprio nessuno", dice Gianna. Che poi ironizza: "Magari la prossima volta restauro gli scavi di Pompei".

Il disco si apre con una versione decisamente rock di 'Dio è morto' di Francesco Guccini, che chiarisce subito l'identità di questo album, e si chiude con 'Nel blu dipinto di blu' di Domenico Modugno. In mezzo Gianna canta Sergio Endrigo (l'unico di cui ha scelto ben due brani 'Lontano dagli occhi', che è anche il primo singolo estratto, e 'Io che amo solo te'), Fabrizio De André (con una sorprendente versione di 'La canzone di Marinella'), Pino Donaggio ('Io che non vivo senza te'), Lucio Dalla ('Caruso'), Jimmy Fontana ('Il mondo'), Lucio Battisti ('Un'avventura'), I Ribelli ('Pugni chiusi'). "Sono tutte canzoni a cui mi lega un aneddoto, un ricordo particolare, una fase della mia vita", spiega la rocker senese che ha incluso nell'album anche 'O sole mio'.

L'aneddotica in un caso è entrata direttamente nel disco: l'esecuzione di 'L’Immensità' si apre con il racconto del suo primo incontro con Don Backy, in un concerto a Livorno. Per due brani, poi, Gianna ha voluto gli interpreti originali al suo fianco: 'Il cielo in una stanza' è cantata insieme a Gino Paoli e 'C'è chi dice no' vede la partecipazione del Blasco nei ritornelli. "Di Vasco ho scelto questo pezzo tra i suoi mille pensando al mercato internazionale, perchè il testo è ridondante, e poi perchè ha una parte dura decisamente incazzata che mi piaceva", spiega Gianna.

Ma la canzone con cui la Nannini ha fatto l'operazione più particolare è 'Dedicato', il brano di Ivano Fossati portato al successo da Loredana Berté, nella quale Gianna è tornata autrice per aggiungere una parte di testo che è una dedica all'Italia: "Dedicato all'Italia/e a chi l'ha vista sulla strada/noi abbiamo quel che abbiamo", canta Gianna in mezzo alle strofe originali. E ancora: "Dedicato all'Italia/a quella notte che arriva/invitami a ballare, dedicato all'amore". "Ne ho parlato con Ivano che ha subito sposato l'idea. Mi piaceva l'idea di attualizzare questo disco, di far sentire che è vivo, che non è rivolto indietro ma in avanti". Quanto alla situazione italiana e al governo guidato dal suo corregionale Renzi, Gianna esordisce: "Sono troppo anarchica per dare giudizi. Come dice Guccini, Dio è morto. Non ci sono più leader. Sono messi lì a fare i fantocci, sono telecomandanti. E comunque è difficile giudicare queste persone se non le conosci. E non mi piace criticare a prescindere. Diciamo che se il governo riesce a fare un disco come il mio allora è bravo", ride.

Le canzoni scelte da Gianna sono tutte nate da autori uomini per interpreti uomini, tranne uno: 'Insieme a te non ci sto più' di Caterina Caselli. "Questo perché ci sono pochissime donne che hanno scritto pezzi memorabili nel '900 -sottolinea- Tranne me, naturalmente", sorride. "Avrei voluto fare un pezzo di Gabriella Ferri ma non si prestava ad una versione rock e alla fine ho rinunciato. Abbiamo grandi interpreti ma rarissime autrici in Italia", dice.

Questo ha comportato una lavorazione del disco, realizzata tra Milano e Londra, a tratti complicata: "Non è facile adattare la tonalità di brani scritti per uomini alla mia voce e infatti abbiamo cercato di scegliere quelli in cui questa trasformazione era possibile", confessa Gianna, sempre più divisa tra studio di registrazione e sua figlia Penepole, che proprio in questi giorni ha compiuto 4 anni. "Io ormai lavoro pochissimo: scrivo le nuove canzoni in momenti di ispirazione molto veloci e poi corro da lei. È una forza della natura: la mia migliore assistente. E molto determinata. Ad inizio estate le ho detto se voleva venire con me in Sardegna per il concerto di beneficenza post-alluvione e mi ha detto: 'Ma poi tutta quella gente ti chiede di fare le foto e poi le chiede anche a me. No, non vengo'. La cosa che più mi preme di insegnarle è di essere una donna generosa sulle cose che contano", racconta l'artista.

E quando le si chiede cosa stia caratterizzando i suoi 60 anni, compiuti a giugno e portati benissimo, risponde: "La maternità. Perchè quando uno fa questa scelta al momento giusto allora si che se la gode", conclude con una risata ironica, dedicata a chi ebbe da ridire sulla sua decisione di diventare mamma a 56 anni.

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