L'attore a Roma con 'Black and White'. Il film affronta il delicato il tema del razzismo e sarà nei cinema il prossimo anno distribuito da Good Films.
"Quando sai per cosa ti batti, sai anche cosa devi fare". Parola di Kevin Costner, oggi a Roma per presentare, nell'ambito della sezione 'Alice nella Città' del Festival di Roma, il suo "Black and White", da lui interpretato e coprodotto insieme al regista Mike Binder, che affronta il delicato tema del razzismo. "L'argomento del film è molto delicato e io non pretendo di dare delle risposte -ha detto l'attore- Ma credo che la bellezza del mondo sia nelle differenze che esistono. Ho cercato di affrontare l'argomento in un film che non parla del passato, della schiavitù, degli errori commessi dall'America, ma della situazione come è oggi, di cosa succede realmente nella società. Forse può aiutare nella discussione sul tema".
La pellicola, che vede tra gli altri interpreti il Premio Oscar Octavia Spencer e la piccola Jillian Estell, racconta la storia di un uomo disperato dopo aver perso la moglie e la figlia, che si trova a gestire le difficoltà che derivano dal crescere una nipote figlia di madre bianca e padre di colore. Il mondo dell'uomo, già devastato dal dolore e dall'alcool, si complica quando la nonna della piccola chiede che la stessa venga affidata al padre, un drogato che l'aveva abbandonata subito dopo la morte della madre.
"I grandi Studios di Hollywood -dice Costner- non vedevano questo come un film che potesse incassare molti soldi. Io non sono d'accordo, che questo fosse un film utile per coloro che vogliono affrontare il tema del razzismo E così ne ho parlato con mia moglie e alla fine ci abbiamo dovuto mettere i nostri soldi".
La storia si snoda fra il dramma ed alcuni momenti divertenti, che stemperano la tensione ed aiutano a "digerire" un tema scottante, sul quale la tensione negli States non accenna a placarsi. "Il razzismo è un grosso problema dell'America", conferma l'attore, che sottolinea di aver scelto di inserire nella storia "momenti umoristici, di calore, divertenti: non c'è mai sofferenza così profonda se c'è sorriso".
Con una pellicola indipendente e che tratta un tema scottante, Costner ha, ancora una volta, stupito cambiando genere cinematografico e dimostrando di non sottrarsi alle sfide professionali che il suo lavoro gli impone. "Io non ho mai fondato la mia carriera su un solo genere di film -afferma- Forse questo è un modo più intelligente di fare business, io invece ormai quando faccio un film mi sento chiedere con preoccupazione dai produttori 'Oh, mio Dio, che genere di film sarà stavolta?', ma questo significa che mi sono sempre sentito libero di fare i film che volevo".
Quello che conta di più per l'attore, però, non è di sicuro la professione, che pure, ammette, "mi da dei grandi vantaggi, mi trattano bene ovunque, con rispetto, posso vedere posti meravigliosi e anche stanotte dormirò in una stanza da sogno". L'aspetto privato, quello della famiglia (Costner ha sette figli) è invece per lui determinante, soprattutto il fatto di essere padre.
"Io faccio tante cose, recitare, suonare, viaggiare -dice il protagonista di 'Balla coi lupi'- ma sono tutte cose che possono cambiare, quello che non cessa mai è la responsabilità di essere padre. E lui rivela di essere un padre molto presente ed attento. "Molti di voi pensano che io lavori tanto e sia sempre in giro, ma quello che non si sa è che io in realtà sto molto a casa, e quando ci sono seguo i miei figli, li accompagno a scuola, faccio da paciere quando litigano".
La pellicola, presentata in anteprima al Festival di Toronto e distribuita dalla Good Films, dovrebbe uscire nelle sale il prossimo anno. "Spero che "Black and White" sia un film che vedranno tutti -conclude Costner- perché contiene un messaggio che aiuta ad evitare che gli animi si surriscaldino parlando del razzismo. E io lo so, perché ha aiutato anche me".