L'esperienza nella sezione femminile di massima sicurezza della Casa di reclusione di Roma rischia lo stop per mancanza di soldi. Nasce così il crowdfunding 'Le Donne del Muro Alto'. La curatrice e regista dello spettacolo Francesca Tricarico: "E' un'attività terapeutica e pedagogica, che porta un cambiamento dentro di loro e nella comunità". Perché, come diceva Dostoevskij, 'il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni'
Un crowdfunding, una scadenza e un traguardo importante: portare (ancora) il teatro dentro al carcere di Rebibbia, nella sezione femminile di massima sicurezza.
E' con questo obiettivo che è nata 'Le Donne del Muro Alto' , campagna di crowdfunding lanciata dall''Associazione Per Ananke' per realizzare laboratori teatrali con le detenute-attrici della sezione femminile di massima sicurezza della Casa di reclusione di Roma.
Ma il progetto è a rischio chiusura. Se nel 2013 l'associazione è riuscita a realizzare lo spettacolo 'Didone, una storia sospesa', accolto con entusiasmo da istituzioni e detenute per il suo valore rieducativo, un anno dopo, nonostante il progetto abbia vinto il bando della Regione Lazio per le officine di teatro sociale, l’esperienza rischia di finire per mancanza di fondi.
La Regione contribuirà infatti solo a una parte delle spese e se l’associazione non raccoglierà 25.000 euro entro gennaio, o almeno la metà della somma, le attività saranno interrotte. Per questo è nata l'idea del crowdfunding.
Per la curatrice del progetto e regista Francesca Tricarico, "il carcere dovrebbe essere il luogo della rieducazione, del viaggio verso il reinserimento nella società e della scoperta di se stesso e dell'altro e della società. Quale strumento migliore del teatro?".
Infatti "l’attività teatrale, attraverso la sua funzione terapeutica e pedagogica, si pone come potenziale agente di cambiamento e miglioramento" aggiunge Tricarico, che ha anche lavorato come assistente alla regia nel film 'Cesare deve morire' dei fratelli Taviani, realizzato con i detenuti di Rebibbia.
Oltre al laboratorio biennale, il progetto - con il patrocinio gratuito del Garante dei detenuti del Lazio - prevede la pubblicazione di un libro fotografico scritto dalle detenute-attrici che, attraverso il pretesto del teatro, si raccontano e raccontano del loro rapporto con le istituzioni.
Grazie a @betapdb da stasera anche tu puoi sostenere #ledonnedelmuroalto http://t.co/W4HEtQyYfT http://t.co/kNUHKlX2Qg
— Donne del Muro Alto (@donnemuroalto) 14 Ottobre 2014
Per la durata del crowdfunding www.ledonnedelmuroalto.it racconterà le varie fasi del progetto, con il quale, afferma Tricarico, "vogliamo aprire una finestra su una realtà di cui non si parla mai abbastanza". Senza dimenticare che, per le detenute, "lo spettacolo messo in scena lo scorso anno è stato una piccola grande occasione di riscatto e di crescita". Senza dimenticare, come sosteneva Fëdor Dostoevskij, che "il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni".