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Il governo balla sul deficit

(Afp) - AFP
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27 settembre 2018 | 07.52
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Dopo giorni di gelo, con la partita del Def ancora da chiudere, lo scontro sul deficit esplode a distanza. Sono passate da poco le 8 di mercoledì quando Di Maio annuncia che il 2% del rapporto deficit-pil nel 2019 "non è un tabù". Sia chiaro, sottolinea il vicepremier, "voglio affrontare questo tema con la massima responsabilità". Ma in serata è evidente che l'intenzione è quella di sfondare il muro del 2%. E infatti, la richiesta che i 5 Stelle e la Lega vorrebbero sottoporre al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, è quella di allentare i vincoli di bilancio portando il rapporto deficit/Pil al 2,4%.

A confermarlo è il leader del Carroccio, Matteo Salvini: "L'accordo c'è, poi lo zero virgola in più o in meno è l'ultimo dei problemi - spiega arrivando alla festa de 'La Verità' -. Nessuno fa o farà gesti eclatanti, anche perché altri paesi badano al sodo e non ai decimali e quindi facciamo lo stesso". Da New York, il premier Giuseppe Conte ribadisce: "dobbiamo chiudere questa manovra e fare le riforme". Come andrà a finire si vedrà oggi durante il vertice economico convocato nel pomeriggio, che si preannuncia durissimo. Subito dopo è previsto il Consiglio dei ministri che dovrà varare la Nota di aggiornamento del Def.

Col titolare del Tesoro, però, il braccio di ferro va avanti. Ieri, intervenendo a un convegno della Confcommercio, il ministro Tria ha lanciato una stoccata: "Ho giurato nell'esclusivo interesse della nazione e non di altri, e non ho giurato solo io, ma anche gli altri - ha rimarcato -. Ovviamente ognuno può avere la sua visione ma in scienza e coscienza, come si dice, bisogna cercare di interpretare bene questo mandato". In serata, la replica di Salvini non è tardata ad arrivare: "Anche io sono fedele agli interessi della nazione e che la gente torni a lavorare e pagare meno tasse".

E mentre Tria snocciola gli interventi chiave in vista della legge di Bilancio, (tra cui la disattivazione delle clausole di salvaguardia e gli interventi di riduzione fiscale) restano saldi i paletti fissati da M5S e Lega: flat tax, reddito e pensioni di cittadinanza e superamento della legge Fornero. Il restyling della legge sulle pensioni varata dal governo Monti, in particolare, sarebbe al centro di una prova di forza con il titolare del Tesoro.

Tria, per tenere salvi i vincoli di bilancio, vorrebbe tenere fuori dalla manovra la revisione, lasciando che la questione venga affrontata più avanti, avrebbe spiegato Di Maio nella riunione di martedì sera con i ministri M5S, raccontando di presunte "resistenze" da parte del ministro dell'Economia e da parte della squadra dei tecnici a lavoro a modificare la Fornero. La partita si gioca quindi su due fronti. Da un lato M5S e Lega decisi a portare a casa i principali punti del contratto di governo, dall'altro il responsabile di via XX Settembre e i tecnici che vorrebbero tener fede all'impegno preso in Europa, tenendo l'asticella del rapporto deficit/Pil all'1,6%.

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