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Consultazioni al buio

(Foto Afp)
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03 aprile 2018 | 10.36
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Mancano ormai meno di 24 ore all'inizio delle consultazioni per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Si inizierà infatti domani alle 10,30 con la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, per concludere giovedì alle 16.30 con il Movimento 5 stelle.

Intanto oggi pomeriggio il M5S riunirà i suoi parlamentari alle 17.30 all'auletta dei gruppi di Montecitorio: all'odg, "consultazioni Quirinale". Per il leader dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, l'obiettivo è quello di "formare un governo rispettando la volontà popolare", come ha scritto in un post su Facebook.

Il problema è quale governo sul quale pesano i veti incrociati. Con il Pd, ha ripetuto il segretario e candidato premier della Lega Salvini, "non vogliamo avere nulla a che fare", mentre per quanto riguarda il M5S l'atteggiamento è differente: "Vediamo se i 5stelle rimangono arroccati sul loro io. Se Di Maio continua a dire 'decido io, comando io, il premier lo faccio io...', allora non si va da nessuna parte".

Anche perché, sulla possibilità che Forza Italia possa appoggiare un governo a guida Di Maio, Renato Schifani precisa: "Quasi impossibile, perché il centrodestra ha vinto le elezioni, quindi non vedo per quale motivo Di Maio ritenga di aver vinto le elezioni. Noi proporremo Salvini e si discuterà". Per Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ''si apre una settimana decisiva per le sorti del Paese e gli interessi dell'Italia sono sempre al primo posto. Si parte dal centrodestra per dare un governo al Paese, senza forzature, senza veti ma nel rispetto del ruolo di ciascuna forza e del mandato ricevuto dagli elettori". Le fa eco su twitter Anna Maria Bernini, capogruppo Fi al Senato: "Con Forza Italia e il nostro leader Silvio Berlusconi ci confronteremo sui programmi senza preclusioni ma senza accettare né veti né soluzioni confuse e costose per il Paese, che ci ha accordato grande fiducia".

Poi c'è il dilaniato Pd, pronto a ripartire ma in stallo su come stare all'opposizione. "Il Pd seguirà passo passo le consultazioni che inizieranno domani e svilupperà fino in fondo la linea stabilita dalla direzione. Ma, soprattutto, dovrà iniziare a uscire dalle proprie sedi e provare a ricostruire un rapporto con il Paese. Più riusciremo a rafforzare il rapporto con i cittadini - ha detto il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina - più si rafforzerà la nostra funzione in Parlamento". Ma la tentazione di un dialogo con i 5 Stelle non sembra essere per tutti i dem escluso. Ed è esattamente quello che temono i renziani, parlandone fuori taccuino: il saldarsi di un asse 'governista' anti Aventino capace di arrivare anche al premier Paolo Gentiloni. Uno schieramento da cui, intanto, si è sfilato Carlo Calenda: quelli del M5s "per ora si sono misurati solo con poltrone, selfie e blog. Ma #senzadime perché accettare risultato elettorale è un dovere, essere complici di irresponsabilità sarebbe delitto", ha scritto su Twitter il ministro dello Sviluppo.

Il reggente Martina, sempre impegnato in un lavoro di mediazione, ha già stoppato la discussione: "Stiamo attenti a un dibattito sterile tra isolamento e apertura. La Direzione nazionale ha stabilito unitariamente come dobbiamo muoverci", ha scritto qualche giorno fa su Facebook aggiungendo: "Ricordiamoci sempre che il nostro primo vero tema è il ricongiungimento dell'impegno dei democratici con gli italiani. Penso che faremmo bene a spendere tutte le energie che abbiamo a partire da qui".

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