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Pd, Orlando: "Pronto a candidarmi per evitare scissione". Rossi: "Io mi considero fuori"

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20 febbraio 2017 | 10.43
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Terremoto in casa Pd. Matteo Renzi segretario dimissionario, scissione a un passo, governo Gentiloni in difficoltà. Questo lo scenario che si apre dopo l'assemblea dem di ieri e che oggi, e per i prossimi giorni, dominerà la scena.

"Se la mia candidatura è in grado di far ripensare chi ha preso la strada della scissione, io sono in campo, più importante di noi è il destino del Pd" ha detto oggi il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

MINORANZA PD - Intanto la minoranza Pd non parteciperà alla Direzione dem convocata per domani. "Non parteciperemo perché la Direzione eleggerà la commissione per il congresso e noi non intendiamo farne parte perché non condividiamo il percorso avviato" si legge in una nota.

ROSSI - "Io mi auguro che con Emiliano si possa andare avanti, poi sta a lui prendere decisioni e assumersi responsabilità" ha detto il governatore della Toscana Enrico Rossi a 'Carta Bianca'. "Ieri abbiamo firmato un documento che dice che Renzi ha provocato la scissione. Io penso che bisogna essere conseguenti - ha aggiunto - Ormai mi considero fuori dal Pd. Non c'è più possibilità e credo che sia necessario far cessare questo tormentone. Ormai il Pd è il partito di Renzi e non c'è spazio per alcuna dialettica".

SPERANZA - "Ci aspettavamo che nella replica di Renzi ci fosse un messaggio di riapertura di una discussione e questo non è avvenuto - ha sottolineato Roberto Speranza - Renzi ha fatto una scelta molto chiara che va nella direzione di rompere il Pd. Questo mi amareggia molto e chiaramente apre dentro di noi una riflessione. In questo momento, da parte mia, non ci sono le condizioni per stare nel congresso".

"In queste ore stiamo parlando di scissione - ha ribadito - ma di fatto c'è già stata la scissione. Molti mi dicono 'non ce la faccio più a stare in questo partito'. Allora, o c'è spazio per ricucire le fratture dentro il Pd oppure non vale la pena di fare il congresso", ha concluso.

DAMIANO - Cesare Damiano, parlando con i cronisti alla Camera, oggi ha spiegato che sono in corso colloqui per verificare la possibilità di creare una nuova area alternativa a Matteo Renzi e che possa esprimere una eventuale candidatura alla segreteria del Pd: "Ci siamo sentiti con Cuperlo, Orlando e altri. In queste ore ci sono moltissimi contatti...".

ORLANDO - "La scissione? Ancora nulla è successo, bisogna lavorare per evitarla, finché qualcuno non metterà la parola fine, noi continueremo a lavorare" ha detto Andrea Orlando parlando con i giornalisti a margine di un convegno alla Scuola Superiore della Magistratura a Scandicci (Firenze).

"L'unica cosa che non sto facendo è riorganizzare nuove correnti di cui non si sente il bisogno" ha puntualizzato a proposito della fase congressuale del Pd. "Al di là dei rapporti di forza e dei numeri, la scissione è una sconfitta per tutti - ha aggiunto Orlando - Se la mia candidatura è in grado di far ripensare chi ha preso la strada della scissione, io sono in campo, più importante di noi è il destino del Pd".

Un'eventuale scissione del Pd "certo non è un punto di forza per il governo" ha detto ancora Orlando. Esecutivo che "deve rimanere al suo posto fino a quando avrà la fiducia delle Camere e fino a che non avremo una legge che ci possa far votare uscendo da questa situazione con un nuovo assetto di stabilità o almeno un ragionevole assetto di stabilità".

Poi, ai giornalisti che gli chiedevano se avesse parlato con 'i tre scissionisti', il ministro ha risposto: "Intanto non vorrei chiamarli così ancora. Ho parlato con Michele Emiliano diverse volte, ho parlato con Roberto Speranza, ho parlato con Enrico Rossi in questi giorni. Non so bene con quali risultati, ma continuerò a farlo fino all'ultimo minuto utile per evitare che questa vicenda, che ha un segno doloroso, si compia".

CUPERLO - "Per quello che mi riguarda lavorerò fino all'ultimo per evitare una rottura che, al di là dei numeri, è una rottura simbolica del progetto su cui abbiamo investito gli ultimi vent'anni" ha detto Gianni Cuperlo parlando con i cronisti alla Camera.

"Al di là delle percentuali dei sondaggisti, se avverrà una rottura il rischio è quello della crepa nella diga: non sai quanto potrebbe allargarsi", ha osservato Cuperlo. Certo, al momento, "la rottura sembra quasi inevitabile. Continuo a lavorare per evitarla". Il tempo però ormai è strettissimo: "Domani dopo la Direzione credo che le cose saranno definite".

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