"Continuo a lavorare fino all’ultimo secondo perché la scissione non ci sia. Noi lanceremo le nostre idee, i nostri sogni. A cominciare dal Lingotto, dove discuteremo di cosa ha funzionato e cosa no nel cammino del Pd. Abbiamo scelto il Lingotto, non una Leopolda. Ma ora basta discutere di problemi del gruppo dirigente, di simpatie o antipatie. Parliamo di quelle che La Pira chiamava 'le attese della povera gente'. Non delle ansie del gruppo dirigente". Lo afferma il segretario del Pd, Matteo Renzi, in un'intervista al 'Correre della Sera'.
"Il Pd -aggiunge- è fatto da milioni di elettori, migliaia di iscritti. Il Pd appartiene al popolo, non ai segretari. Faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno". "Ma un partito democratico -rilancia il segretario- non può andare avanti a colpi di ricatti. Apriamo le sedi dei circoli e discutiamo. E, finalmente, torniamo a parlare di Italia".
"Stiamo facendo il congresso perché ce l’hanno chiesto loro. Due settimane fa erano in tv per promuovere la raccolta di firme per chiedere il congresso e adesso chiedono di rinviare il congresso? Basta polemiche, vi prego. Non c’è luogo più democratico del congresso per parlare del futuro dell’Italia. Chi ci va dai militanti della Festa dell’Unità a spiegare perché si deve rompere il Pd?". "Io -ripete Renzi- voglio evitare qualsiasi scissione. Se la minoranza mi dice: o congresso o scissione, io dico congresso. Ma se dopo che ho detto congresso loro dicono 'comunque scissione', il dubbio è che si voglia comunque rompere. Che tutto sia un pretesto".
"Toglieremo tutti i pretesti, tutti gli alibi. Vogliono una fase programmatica durante il congresso? Bene. Ci stiamo. Martina, Fassino, Zingaretti, hanno lanciato proposte concrete. Vanno bene. Però facciamo scegliere la nostra gente: davvero qualcuno ha paura della democrazia? La minoranza deve sentirsi a casa. Ma sentirsi a casa -conclude il leader Dem- non significa che o si fa come dicono loro o se ne vanno".
Riguardo il suo rapporto con Massimo D'Alema, l'ex premier risponde: "D'Alema nutre nei miei confronti un rancore personale che è evidente. Non voglio più polemiche. C'è stato un tempo ormai lontano in cui lui ha rappresentato la speranza di fare le riforme in Italia: adesso conduce solo battaglie personali". "Di solito - aggiunge - il suo obiettivo è distruggere il leader della sua parte quando non è lui il capo. Ci è riuscito con Prodi, Veltroni, Fassino. Vediamo se ce la farà anche stavolta. Io spero di no, ma lo decideranno i votanti alle primarie".