Governatore della Banca d'Italia, presidente del Consiglio, Capo dello Stato, un uomo alla guida e al servizio delle Istituzioni nel vero senso della parola, capace di coniugare cultura e formazione umanistica e scienze economiche; orgoglio e amor patrio ed europeismo convinto. Carlo Azeglio Ciampi avrebbe compiuto 96 anni il prossimo 9 dicembre, essendo nato a Livorno nel 1920.
Nel 1941 consegue la laurea in Lettere e il diploma della Scuola Normale di Pisa, quindi nel 1946 si laurea in Giurisprudenza sempre a Pisa. In quell'anno viene assunto in Banca d'Italia, dove inizia una carriera che lo porterà ai vertici dell'Istituzione e che si concluderà nel 1993.
Nel 1960 entra nell'Ufficio studi di via Nazionale, di cui dieci anni dopo assume la Direzione. Poi nel 1973 viene nominato segretario generale, vicedirettore generale nel 1976, direttore generale nel 1978 e nell'ottobre del 1979 è chiamato al ruolo di governatore.
Vi rimane fino alla primavera del 1993, quando nell'Italia travolta da Tangentopoli viene chiamato da Oscar Luigi Scalfaro a guidare il governo, primo presidente del Consiglio non parlamentare. Subito una partenza difficile, con il Pds che decide di ritirare immediatamente i ministri che aveva indicato, all'indomani del voto in Parlamento che nega l'autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi.
Mesi difficili e turbolenti su tutti i fronti, con momenti anche drammatici come gli attentati di via dei Georgofili a Firenze, pochi giorni dopo l'insediamento dell'esecutivo; e quelli dell'estate a via Palestro, a Milano; e a San Giorgio al Velabro e a San Giovanni in Laterano, a Roma.
Sul piano economico, vanno ricordati gli interventi per la lotta all'inflazione, che ruotano intorno all'accordo governo-parti sociali del luglio del 1993, che pone fine ad ogni meccanismo di indicizzazione ed individua nel tasso di inflazione programmata il parametro di riferimento per i rinnovi contrattuali.
Vengono poi avviate le privatizzazioni di numerose imprese pubbliche, realizzando le prime operazioni di dismissione, tra cui quelle, nel settore bancario, del Credito italiano, della Banca commerciale italiana, dell'Imi.
A gennaio del 1994, approvata la nuova legge elettorale, il mandato di Ciampi e del suo governo viene considerato concluso. Nelle elezioni di marzo arriva la vittoria di Silvio Berlusconi, ma la carriera tecnico-politica di Ciampi non è conclusa.
Nel 1996 infatti Romano Prodi lo vuole nel suo governo alla guida del ministero del Tesoro, dove rimane anche quando a palazzo Chigi arriva Massimo D'Alema. Sono gli anni decisivi per garantire il raggiungimento dei parametri di Maastricht e consentire così l'ingresso dell'Italia nell'euro. Cruciale la manovra del 1996, che permette di abbattere di oltre 4 punti percentuali il rapporto tra debito e pil.
A maggio del 1999 Ciampi arriva alla massima carica della Repubblica, con l'elezione al Quirinale. Una scelta che mette d'accordo tutte le principali forze politiche, tanto che viene eletto al primo scrutinio con 707 voti. Un'impresa che era riuscita solo ad Enrico De Nicola e Francesco Cossiga.
Sul piano politico gran parte della permanenza al Colle coincide con la presenza al governo di Berlusconi e del centrodestra, una coabitazione non sempre facile. Ma gli anni di Ciampi vengono soprattutto ricordati per il grande sforzo teso a risvegliare negli italiani lo spirito patriottico, partendo dalla valorizzazione di simboli come la bandiera e l'inno nazionale, che il Capo dello Stato invita tutti a cantare, rivolgendosi in generale a tutti i cittadini e in particolare personaggi di grande impatto mediatico come gli atleti azzurri.
Una missione che lo continuerà a vedere impegnato anche dopo il 2006, quando lascia il Quirinale, unita ai pressanti appelli per non frenare il processo di integrazione europea, anzi per dargli nuovo e continuo impulso, rispetto alle crepe che si aprono all'interno dell'Ue.