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Renzi ammette la sconfitta, il Pd anticipa la Direzione

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20 giugno 2016 | 02.06
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"Sconfitta". Per la prima volta il Pd di Matteo Renzi deve attingere al vocabolario dei perdenti per commentare un voto, quello dei ballottaggi. La "sconfitta" non solo è arrivata, ma Roma a Torino è "netta e senza attenuanti". Per di più, contro le candidate del m5s. Il premier-segretario era arrivato tra i primi al Nazareno per seguire i dati delle urne, ma poi è rimasto in silenzio e a lungo chiuso nel suo ufficio al secondo piano per valutare i risultati con alcuni dirigenti, Matteo Orfini, Debora Serracchiani e Francesco Bonifazi.

In silenzio, alla fine, è rimasto tutto il partito perché nessun Big è salito in sala stampa per commentare il voto, lasciando ad un comunicato il compito di dare l'interpretazione dem del voto. Il Nazareno si è sforzato di vedere qualche elemento positivo, per esempio la "vittoria chiara e forte a Milano e Bologna". Ma "resta l'amaro in bocca per alcune confitte molto dure, da Novara a Trieste".

Mea culpa del Pd: "Sconfitta netta senza attenuanti a Torino e Roma"

Il segno dei ballottaggi si vede tutto nella decisione di Renzi di anticipare la Direzione del partito al 24. Si tratta della Direzione del "lanciafiamme", quella in cui Renzi aveva già promesso di 'terremotare' il Pd specie livello locale e al Sud. Per allora, a questo punto, tutto è possibile. Sicuramente ci sarà una nuova segreteria, più complicato dire cosa sarà del 'timone' del Pd e dei due vice segretari.

Ma il punto resta la valutazione politica dei ballottaggi. "Si tratta di un voto amministrativo", sottolinea in TV il capogruppo alla Camera Ettore Rosato. E la linea del Nazareno resta la stessa: non c'è alcun coinvolgimento del governo in questo voto. "Alle amministrative si vince e si perde, e' la democrazia bellezza", minimizza via Twitter il senatore Andrea Marcucci.

E' però la stessa nota del Pd a parlare di un dato nazionale "frastagliato" e "molto articolato" e ad ammettere che il voto contiene "alcune indicazioni nazionali". "Vinciamo in maniera netta contro la destra, ma paghiamo dazio contro i 5 stelle perché la destra li vota", spiega il vice segretario Lorenzo Guerini tratteggiando in qualche modo lo spettro della Santa alleanza contro Renzi che potrebbe trasformarsi in un incubo per il premier/segretario al referendum istituzionale.

Ed è quella la principale preoccupazione di Renzi in queste ore, il referendum. Perché per adesso, a caldo, ancora non trapela alcun pentimento del Nazareno sull'Italicum, che in molto vedono uscire con le ossa rotte da questo voto. A partire dalla minoranza Pd pronta a battere sul tasto. Del resto l'interpretazione di Renzi è sempre stata quella che il primo 'competitor' resta sempre il centrodestra e contro i candidati "delle destre" il Pd ai ballottaggi ha fatto segnare "una vittoria chiara e forte", come spiega la nota dem. Il punto, pero', e' che contro il M5S il bilancio e' stato una "sconfitta netta e senza attenuanti".

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