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Roma, contratto Raggi-M5S finisce in tribunale: presentato ricorso

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23 maggio 2016 | 14.47
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Un ricorso per accertare con urgenza "le condizioni di ineleggibilità di Virginia Raggi a seguito della sottoscrizione del contratto con l’associazione Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo e Davide Casaleggio, che limita fortemente fino ad impedire l’autonomia nelle decisioni che Virginia Raggi dovrebbe assumere da eventuale sindaco di Roma". A presentarlo al Tribunale civile di Roma è l'avvocato Venerando Monello, presidente dell’European Lawyers Association.

Dopo il ricorso presentato dagli esclusi alle 'comunarie' grilline, spunta una nuova grana giuridica per la legale candidata dai 5 Stelle al Campidoglio. Nel ricorso, ex art. 700 del codice di procedura civile, si chiede di escludere la candidata Virginia Raggi dalla partecipazione alle elezioni amministrative di Roma Capitale che si svolgeranno il 5 giugno 2016, a causa della firma del contratto che la lega a Beppe Grillo e alla Casaleggio e associati.

"Il contratto firmato dalla Raggi vìola gli art. 3, 67 e 97 della Costituzione, l’art. 1 L. n. 17 del 1982 c.d. Spadolini, nonché gli art 3, 7, 23 del Regolamento del Consiglio Comunale di Roma Capitale - indica Monello in una nota in cui riporta l'atto presentato in Tribunale - Il ricorso è dovuto alla necessità di porre rimedio ad un gravissimo vulnus al sistema democratico, operato con la sottoscrizione, da parte della candidata a sindaco Virginia Raggi, del contratto".

La finalità del contratto, per il presidente dell'European Lawyers Association, "non è solo quella di coordinare e gestire l’attività politica dei futuri amministratori eletti nelle liste del M5S, ma quella di coartare la volontà decisionale degli atti politici e amministrativi dei futuri eletti, attraverso l’imposizione di specifiche direttive in deroga al principio costituzionale di divieto di mandato imperativo, ottenute anche attraverso la concreta possibilità di azionare contro i futuri amministratori il pagamento di una sanzione pecuniaria, in caso di dissenso, di 'almeno 150mila euro'".

Per il ricorrente, dunque, "si vuole realizzare un controllo personale e totale dell’amministrazione di Roma Capitale. L’eventuale rapporto sinergico che trae origine dal contratto è, per sua natura, intrinsecamente intimamente contra legem, in quanto si intenderebbero realizzare attività dirette ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi di amministrazioni pubbliche".

In sostanza, "due privati cittadini che non ricoprono alcun titolo o specifica pubblica funzione che a ciò li possa in qualche modo legittimare, ed una società di capitali quale è la Casaleggio e associati, avocherebbero a sé tutte le scelte più importanti che i futuri amministratori, sindaco e giunta compresi, dovranno compiere. Dagli appalti pubblici, alla gestione delle municipalizzate, dal piano regolatore, alla revoca di un assessore, solo per fare alcuni esempi. Sarebbe la privatizzazione di Roma Capitale".

A stretto giro la replica di Raggi: "Leggo di questo ricorso presentato da un avvocato che ha detto di avere la tessera Pd. Sono ridicoli, non sanno più cosa inventarsi".

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