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Guidi: "Non ho favorito mio marito, gli ho dato una notizia nota"

Federica Guidi (Foto Adnkronos)
Federica Guidi (Foto Adnkronos)
02 aprile 2016 | 08.21
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Nessun favoritismo e nessuna rivelazione di "segreti di Stato": l' ex ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi , al proprio marito, nel corso della telefonata intercettata, ha dato "una notizia nota" di un provvedimento di portata nazionale e strategico per il Paese. A scriverlo è la stessa Guidi in una lettera pubblicata oggi sul 'Corriere della Sera', nella quale spiega che le proprie dimissioni, oltre che da "una scelta umana, che mi costa", sono motivate "primariamente per ragioni di opportunità politica", "per senso di responsabilità verso il governo del quale ho fatto parte, a maggior ragione alla vigilia di un appuntamento fondamentale come è il referendum sulle trivelle".

"Sento l'esigenza di scrivere per chiarire alcuni punti e per sottolineare alcuni dati che nella polemica politica sono stati strumentalizzati e deformati", scrive Guidi. "La polemica - sottolinea - nasce da una telefonata a colui che considero a tutti gli effetti mio marito, nella quale lo informavo di un provvedimento parlamentare di portata nazionale. In particolare, gli davo notizia nota. Insomma, nessuno ha rivelato segreti di Stato".

"Qualcuno ha gridato allo scandalo, al ministro che favorisce il marito. Non è vero. Io rivendico l'importanza di quella norma per il Paese", afferma Guidi. Piuttosto, prosegue, "è bene anche entrare nel merito. Nella telefonata lo informavo di un emendamento che avrebbe consentito di accelerare i processi autorizzativi di molte opere strategiche, fra cui il cosiddetto progetto Tempa Rossa di Taranto, bloccato da anni. La società di mio marito, invece, operava come subappaltatrice in Basilicata per un lavoro che nulla aveva a che vedere con lo sviluppo del progetto di Taranto e risaliva ad epoca precedente a quella in cui sono stata nominata ministro".

"Non era necessario - sottolinea ancora Guidi - un mio interessamento per mandare avanti una norma così importante. E comunque dopo che è stata approvata, non abbiamo attivato i poteri sostitutivi che la legge ci conferiva. In sintesi, appare chiaro che tutto è accaduto alla luce del sole, su un progetto strategico per il Paese e nel massimo rispetto del mio ruolo. Ovviamente, mi rendo conto che ci sono tutti gli ingredienti per uno scandalo mediatico: il ministro, la telefonata, il grande progetto industriale, un mio familiare. Ricamarci sopra per molti è stato facile. Ancor più facile in vista del referendum sulle trivelle, che per molti è occasione non di ragionamento serio ma di bagarre politica".

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