Scampato pericolo per i 'figaro' di Montecitorio. Verranno ridimensionati, ma non perderanno il posto di lavoro. Con un compromesso raggiunto dopo una lunga trattativa, è stata scongiurata la chiusura della storica barberia di piazza del Parlamento, ventilata nei mesi scorsi. Deputati e senatori, dunque, potranno continuare a 'farsi belli' nel salone di coiffeur in stile Liberty, al piano Aula del palazzo berniniano.
Nel rispetto della spending review il collegio dei questori della Camera, avrebbe trovato l'uovo di Colombo giusto due settimane fa. Con l'obiettivo di razionalizzare le spese e tagliare i costi senza mandare a casa nessuno, la delibera 'salva barba e capelli' come l'hanno soprannominata in Transatlantico, dovrebbe essere operativa dai primi di febbraio.
La prima novità è che 3 dei 7 barbieri attualmente in servizio, tutti assunti con regolare concorso, saranno 'riassorbiti' a Montecitorio, con mansioni corrispondenti e adeguate. Potrebbero fare i commessi o gli operatori tecnici (lavorando, ad esempio, al centralino o presso servizi vari). Oltre al personale, anche gli orari di apertura saranno sensibilmente ridotti, garantendo un servizio più lungo solo nei giorni di seduta.
(Adnkronos) - L'accesso al 'salone' rimarrà aperto a tutti gli utenti del Palazzo: deputati e senatori, comprese le donne, ma anche ex parlamentari, funzionari, collaboratori degli onorevoli e giornalisti non iscritti all'Asp. In questi mesi di tira e molla, per evitare sprechi sono stati fatti vari esperimenti. In un primo momento sono state adottate alcune misure. A cominciare dall'aumento dei prezzi, adeguandolo al tariffario degli artigiani della provincia di Roma.
Poi si è pensato di estendere il servizio coiffeur anche alle donne onorevoli e di allargare ancora la platea ad altri soggetti pur rimanendo nella stretta cerchia di palazzo Montecitorio. Ma non è bastato. Carte alla mano, i questori avrebbero messo sotto la lente alcuni numeri. Eccoli: ogni anno il servizio barberia, che è a pagamento (18 euro per taglio e shampoo) costerebbe quasi 500mila euro, a fronte di un introito di circa 92mila euro.
In particolare: i sette 'figaro' (tutti dipendenti di Montecitorio reclutati con regolare concorso ad hoc) a disposizione degli onorevoli (uomini e donne), userebbero le forbici complessivamente in media 23 volte alla settimana. Da qui la scelta del 'restilyng'. Il questore Stefano Dambruoso è soddisfatto delle scelte prese e precisa all'Adnkronos: ''Sia chiaro: la barberia non è espressione della casta politica, perché i politici per shampoo e taglio dei capelli pagano 18 euro. Ma non era accettabile mantenere un servizio che costava complessivamente 500mila euro l'anno con 90mila euro di introiti e circa 400mila euro di costi in perdita per le casse della Camera, vale a dire 400mila euro di tasse pagate dai cittadini-contribuenti".
(Adnkronos) - Dambruoso assicura che la battaglia per tagliare gli sprechi non si fermerà qui e proporrà la 'esternalizzazione' del servizio di barberia, l'unica ricetta, secondo lui, per risparmiare ulteriormente senza gravare sulle tasche dei cittadini. ''Io sono per esternalizzare, ovvero -spiega il deputato di Scelta civica- affidare la gestione del servizio a una società di terzi e non ai dipendenti di Montecitorio. Come è accaduto per la buvette con ottimi risultati, dove sono stati ridotti i costi mantenendo la qualità del servizio. In questo modo, si ottiene una notevole riduzione delle spese, nessuno perde il posto di lavoro, e, soprattutto, nulla graverà sulle tasse dei contribuenti".
Storia tormentata quella del 'Reparto Barberia', questo il nome ufficiale. Prima gratuito, diventa a pagamento nel 1991. Nel 2011, la crisi ne riduce il personale. Dal 9 giugno 2014 i sette barbieri che spuntano i baffi e tagliano barbe e capelli agli onorevoli possono acconciare anche le chiome delle parlamentari donna. La location è la stessa: l'apposito salone in stile Liberty, al piano Aula di palazzo Montecitorio. E' il collegio dei questori a dare il via libera definitivo all'onorevole coiffeur', garantendo la pari opportunità anche in questo campo.
Il tariffario viene aggiornato con i 18 euro per lavare e acconciare i capelli delle deputate. Il listino per gli uomini resta uguale: taglio e shampoo 18 euro; frizione extra 6 euro; barba 8 euro; shampoo 8 euro; taglio 15 euro. Invariato, in tempi di austerity, resta lo stipendio: circa 2mila 200 euro netti al mese.