Nell'ipotesi del voto anticipato in primavera per l'elezione del nuovo sindaco di Roma, i sondaggisti cominciano a 'pesare' il possibile valore elettorale di una eventuale ricandidatura, con o senza una lista con il suo nome, di Ignazio Marino alla guida del Campidoglio.
Ovviamente, a tanti mesi di distanza dal voto e senza che ancora nessun partito abbia definito né candidature né alleanze, i sondaggisti, interpellati dall'AdnKronos, non si sbilanciano più che tanto, ma comunque concordano sul fatto che molto difficilmente Marino potrebbe superare la 'doppia cifra' e andare oltre il 10% dei consensi.
Anzi, la maggior parte lo dà più vicino al 5 che non al 10: in ogni caso, una percentuale che potrebbe anche rivelarsi decisiva per favorire o contrastare la vittoria del Partito democratico nella corsa al sindaco della Capitale.
"Fare numeri adesso è davvero molto difficile - premette Renato Mannheimer - ma si può già dire che sicuramente Marino non vincerebbe le elezioni e probabilmente neanche varrebbe tanto sul piano numerico. Diciamo che sicuramente si porrebbe al di sotto del 10% e forse, se non probabilmente, persino sotto il 5%. I partiti la fanno comunque da padroni nelle elezioni, al di là del seguito personale che può avere un personaggio, in questo caso l'ex sindaco, peraltro con uno stuolo di seguaci che non appare poi così folto".
A chi sottrarrebbe voti? "Tutto dipenderà anche dalla campagna elettorale, quali candidati scenderanno in campo, quali alleanze verranno tessute. Senza dimenticare che oramai un italiano su tre decide soltanto nell'ultima settimana per chi votare, rendendo ancora più difficile qualunque previsione. In tal senso, conta più che in passato la campagna elettorale per far pendere il voto dall'una o dall'altra parte".
Per di più, "il caso di Marino è davvero anomalo, trattandosi di un ex sindaco, uscente o dimissionario che sia, senza l'appoggio del partito che lo ha presentato e contribuito a farlo eleggere per il primo mandato. Senza il suo partito se non addirittura contro il suo partito, anzi a questo punto il suo ex partito. Più facile, dunque, che lui sottragga voti soprattutto al Pd, che già a Roma non sta benissimo. Non credo che possa erodere l'elettorato dei Cinque Stelle, dati in partenza per possibili o probabili vincitori; e meno che meno del centrodestra".
Per Maurizio Pessato di Swg, "al momento la situazione è talmente imperscrutabile che non è possibile tradurla in numeri elettorali. L'unica cosa che si può dire è che non saranno percentuali al lumicino, ma avranno una loro consistenza anche se non rilevantissima, diciamo a una sola cifra. E' chiaro che l'elemento che più influenzerà le elezioni e anche l'eventuale voto per Marino sarà la scelta dei candidati a sindaco di Roma, soprattutto da parte del Pd e del centrodestra, mentre i Cinque Stelle hanno un peso che non varia molto sulla base delle persone proposte: vale più il movimento in quanto tale, che non il singolo, 'viaggiano' anche senza candidato ribaltando la logica del voto alla persona".
Quanto a Marino, "si presenterebbe come 'cane sciolto' o se si preferisce come 'scheggia impazzita', parlando ovviamente dal punto di vista elettorale e non personale. Di certo, si assisterà a Roma a una campagna elettorale molto divertente e, credo, a una lotta fra candidature 'forti' sia nel Partito democratico che nel centrodestra, molto probabilmente connotate anche da una forte 'romanità' per contrasto al cosiddetto 'marziano' o a un 'papa straniero' catapultato da fuori".
A chi toglierebbe voti Marino? "Qualcosina ai Cinque Stelle, ma soprattutto alla sinistra dem, all'area critica dentro il Pd verso Renzi, pescando tra quelli che una volta venivano chiamati gli 'arancioni', penso a De Magistris a Napoli, a Orlando a Palermo, in parte anche a Pisapia a Milano; e poi fra gli ambientalisti e dintorni che a Roma hanno sempre avuto un consenso superiore a quello nazionale, specie dopo le battaglie per la pedonalizzazione dei Fori Imperiali e per l'uso esteso della bicicletta".
Antonio Noto di Ipr Marketing conferma per Marino il 'peso' elettorale misurato a inizio mese: "Attorno al 5%, non di più. Semmai, in leggero calo dopo il caos delle dimissioni prima annunciate, poi date, infine ritirate, che può aver indispettito qualche romano che in precedenza era allineato al sindaco. Sicuramente, questo 'balletto' non gli ha procurato nuovi consensi elettorali".
In ogni caso, "Marino conserva comunque uno 'zoccolo duro' magari marginale ma che non si potrà erodere più di tanto e che va quasi interamente a scapito del Partito democratico, che a Roma è già in difficoltà di suo. Paradossalmente, però, se poi Marino si coalizzasse comunque con il centrosinistra e dunque anche con il Pd, da fattore di indebolimento potrebbe rivelarsi un fattore di rinforzo, portando alla coalizione quei voti pro-Marino che il partito di Renzi considera oramai persi per la sua causa".
Una influenza elettorale potrebbe anche avere la riuscita o meno dell'organizzazione per il Giubileo? "Non credo: il Giubileo come l'Expo è comunque una parentesi che può essere più o meno positiva o negativa; non incide sulla scelta dei cittadini per il sindaco chiamato a gestire una grande città, sia essa Roma o Milano, per almeno cinque anni. E, nello specifico, Marino non essendo più il sindaco, non potrebbe raccogliere né le critiche né gli elogi per la gestione dell'Anno Santo straordinario indetto da Papa Francesco".