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Partiti: tesoretto da 1,7 mld da rimborsi elettorali non spesi

Dal 1994 a oggi i partiti hanno ricevuto oltre 2,4 mld, a fronte di 726,9 mln di spese certificate

Partiti: tesoretto da 1,7 mld da rimborsi elettorali non spesi
25 maggio 2015 | 16.36
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Un tesoretto di oltre 1,7 mld nelle casse dei partiti, accumulato negli ultimi 20 anni, costituito da quanto avanzato dai rimborsi elettorali previsti dalla legge, al netto delle spese certificate dai singoli schieramenti. E' quanto emerge dal dossier 'Sotto il materasso. Il finanziamento pubblico ai partiti dal 1994 ad oggi', realizzato da OpenPolis.

Per ogni tornata elettorale, dal 1994 a oggi, i soldi erogati come rimborso dallo Stato sono stati superiori a quelli effettivamente spesi dai partiti politici. Perché se da un lato le spese accertate in questi anni si attestano intorno ai 726,9 mln, lo Stato ha erogato come rimborso elettorale oltre 2,4 miliardi ai partiti politici. Un surplus che supera il miliardo e sette, accumulato soprattutto grazie alle politiche 2001, 2006 e 2008 che da sole hanno lasciato in eredità oltre un miliardo di euro.

L’apice è stato raggiunto per le politiche del 2001, in cui lo Stato ha sborsato 476 milioni di euro, a fronte di una spesa accertata di soli 49 milioni di euro (un surplus di oltre 400 milioni di euro). Negli anni, complessivamente, i partiti politici hanno incassato il 341% in più di quello che hanno speso.

Governo Letta abolisce rimborso - Dal 2014 possibile il 2x1000 per i partiti

Il Governo Letta, nel 2014, ha abolito il sia il rimborso delle spese per le consultazioni elettorali, sia contributi pubblici erogati per l'attività politica e a titolo di cofinanziamento. Sempre nel 2014 è stato dato vita al '2x1000', novità principale nel finanziamento alla politica.

Per le ultime elezioni politiche, nel 2013, viste anche le riduzioni apportate dalla riforma del 2012, i partiti hanno tagliato le spese accertate, iniziando a utilizzare altri tipi di finanziamento. Quasi il 20% dei soldi utilizzati è arrivato da contributi di persone fisiche o da contributi di persone giuridiche. In totale, tra fondi propri e contributi da altri partiti, le liste in lizza per le politiche 2013 hanno raccolto quasi 40 milioni di euro, poco sotto i 45 milioni di spese accertate, di fatto non facendo praticamente ricorso al rimborso elettorale previsto e regolarmente erogato.

Relativamente ai gruppi parlamentari, i contributi incassati da quelli di Montecitorio nel 2013 sono stati pari a 24 milioni di euro, mentre quelli di Palazzo Madama sono stati più di 14 mln, per un totale di 38,50 milioni di euro, per una media di oltre 60 mila euro per ogni parlamentare. Anche in questo caso, per deputati e senatori, emerge come degli oltre 40 milioni di euro incassati (fra contributi del Parlamento e non), quasi 15 sono rimasti come avanzo di gestione.

In Sicilia gruppi incassano nel 2013 6 mln - in Europa 58,78 mln

A livello regionale, sempre nel 2013, i gruppi consiliari presenti nelle 20 regioni hanno incassato 29,39 mln di euro. La Sicilia ha erogato in totale oltre 6 milioni di euro ai gruppi attivi nell'Ars, l'assemblea regionale, pari ad un costo di 1,29 euro per abitante. Da sola la Sicilia, ha erogato il 22% dei soldi stanziati da tutte le regioni per il funzionamento dei gruppi. In Molise invece la spesa più alta pro-capite per il mantenimento del gruppo consiliare: quasi 3 euro per ogni cittadino, a fronte di una popolazione di circa 300.000 residenti, per un totale di 934 mila euro spesi nel 2013.

Infine il dato europeo, dove i gruppi politici hanno incassato nel 2013 dal parlamento europeo, 58,78 mln di euro, il gruppo più numeroso, quello del Ppe (Partito Popolare Europeo) ne ha incassato da solo un terzo. In media sono stati quasi 80mila euro i contributi destinati da Strasburgo alle spese di ogni europarlamentare.

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