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Il piano Ue sui migranti

(Fotogramma /Ipa)
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27 giugno 2018 | 07.00
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Il Consiglio Europeo "sostiene lo sviluppo del concetto di piattaforme regionali di sbarco, in stretta cooperazione con i Paesi terzi interessati, come pure con l'Unhcr e l'Oim". Lo riporta la bozza in discussione delle conclusioni del Consiglio Europeo che si riunirà giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles e che avrà come temi forti le migrazioni e la riforma dell'Eurozona. "Per spezzare definitivamente il modello di business dei trafficanti, e prevenire così tragiche perdite di vite - continua la versione provvisoria delle conclusioni - è necessario eliminare gli incentivi agli imbarchi volti ad effettuare un viaggio pericoloso".

"Ciò richiede - proseguono i capi di Stato e di governo - un nuovo approccio nei confronti degli sbarchi di coloro che vengono salvati nelle operazioni di ricerca e soccorso". Le piattaforme di sbarco, si legge ancora, "dovrebbero consentire l'esame rapido e sicuro per distinguere tra migranti economici e coloro che hanno bisogno della protezione internazionale, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare fattori di attrazione (pull factor, ndr)".

L'idea di creare questi centri viene dall'Unhcr: l'alto commissario dell'Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha scritto nei giorni scorsi alla presidenza bulgara del Consiglio Ue per chiedere "un'opportunità per discutere con i governi interessati nuovi accordi operativi, dentro e fuori l'Ue, per assicurare sbarchi prevedibili e sicuri di coloro che vengono salvati in mare, effettuare l'esame delle domande di protezione internazionale, realizzare soluzioni, anche garantendo asilo, ricollocamenti nell'Ue, reinsediamenti o rimpatri per coloro che non hanno bisogno della protezione internazionale. L'Unhcr sta attualmente preparando una proposta a questo riguardo, insieme all'Oim, che condivideremo con voi a breve".

Il Consiglio Europeo "riconferma che una precondizione per avere una politica Ue funzionante sulle migrazioni è un controllo efficace delle frontiere esterne. Dal 2015 un certo numero di misure sono state messe in atto per raggiungere questo obiettivo, come parte di un approccio complessivo alle migrazioni. Come risultato, il numero degli attraversamenti illegali della frontiera in direzione dell'Ue è stato ridotto del 95% rispetto al picco dell'ottobre 2015, anche se i flussi di recente hanno iniziato a riprendersi sulle rotte del Mediterraneo Orientale ed Occidentale".

Il consesso dei capi di Stato e di governo, riportano ancora le conclusioni in bozza, "è determinato a continuare a rafforzare questa politica, per prevenire un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e per ridurre ulteriormente le migrazioni illegali su tutte le rotte, esistenti ed emergenti".

Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo Centrale, si legge più avanti, "gli sforzi per fermare i trafficanti che operano dalla Libia o in altri luoghi dovrebbero essere ulteriormente intensificati. L'Ue continuerà a stare al fianco dell'Italia e degli altri Stati membri di frontiera a questo riguardo. Aumenterà il suo sostegno alla Guardia Costiera libica, alle comunità costiere e a quelle meridionali, per avere condizioni di accoglienza umane, rimpatri volontari assistiti, come pure la cooperazione con i Paesi di origine e di transito".

Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo Orientale, continua il Consiglio Europeo, "sono necessari con urgenza maggiori sforzi per assicurare rapidi rimpatri e per prevenire lo sviluppo di nuove rotte, marittime o di terra. La cooperazione e il supporto dei partner nei Balcani Occidentali rimane fondamentale".

Alla luce del "recente aumento" dei flussi nel Mediterraneo Occidentale, "l'Unione Europea sosterrà, finanziariamente o in altra maniera, tutti gli sforzi fatti dagli Stati membri e dei Paesi di origine e di transito, in particolare dal Marocco, per prevenire la migrazione illegale".

Il Consiglio Europeo, inoltre, "accoglie con favore l'accordo raggiunto sul finanziamento della struttura per la Turchia e per il fondo fiduciario per l'Africa. Nel contesto del nuovo bilancio pluriennale dell'Ue, il Consiglio Europeo sottolinea la necessità di avere strumenti flessibili, che permettano un esborso rapido, per combattere l'immigrazione illegale. Le componenti esterne dei fondi per la sicurezza interna, per i confini, per l'asilo e per le migrazioni dovrebbero includere una parte dedicata alla gestione esterna delle migrazioni".

Il Consiglio, poi, "richiama la necessità per gli Stati membri di assicurare un controllo efficace delle frontiere esterne dell'Ue. Sottolinea anche la necessità di aumentare in modo significativo i rimpatri effettivi dei migranti irregolari". A tale riguardo "il ruolo di Frontex nella cooperazione con i Paesi terzi dovrebbe essere ulteriormente irrobustito attraverso l'aumento delle risorse e il rafforzamento del mandato".

Per quanto riguarda la situazione interna dell'Ue, "i movimenti secondari di richiedenti asilo rischiano di mettere in pericolo l'integrità del sistema comune europeo di asilo e il sistema di Schengen. Gli Stati membri dovrebbero prendere tutte le misure legislative necessarie, a livello interno, per contrastare questi movimenti e per cooperare strettamente tra di loro a questo fine".

Per quanto riguarda infine la riforma del sistema comune di asilo, detto di Dublino, i capi di Stato e di governo ricordano che "sono stati fatti molti progressi, grazie agli instancabili sforzi della presidenza bulgara e delle presidenze precedenti. Diversi provvedimenti sono vicini ad essere finalizzati. Per quanto riguarda la riforma del regolamento di Dublino, tuttavia, serve più lavoro per raggiungere un accordo finale basato su un equilibrio di responsabilità e solidarietà. La presidenza austriaca, prossima ad entrare in funzione, è invitata a continuare il lavoro".

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