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G7, Trump fa saltare tutto

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP
10 giugno 2018 | 07.31
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Colpo di scena finale al G7 con il presidente Donald Trump che ha sferrato un altro duro colpo alle relazioni degli Stati Uniti con gli alleati tradizionali. Dopo un vertice che, come da previsioni è stato piuttosto spinoso, è arrivato alla fine il temuto strappo.

Dopo aver lasciato in anticipo il summit, dall'Air Force One, in volo verso Singapore per il vertice con Kim Jong un, l'inquilino della Casa Bianca via Twitter annuncia che non firmerà il documento finale accusando il primo ministro canadese Justin Trudeau di essere "debole e disonesto".

Un accordo, o comunque un impegno per ridurre le barriere commerciali e riformare l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) "il più presto possibile" era stato trovato, ma alla fine il banco è saltato. A far infuriare Trump sarebbero state le parole usate, durante la conferenza stampa finale, da Trudeau che non ha esitato a definire le nuove tariffe - motivate dal presidente americano con ragioni di sicurezza nazionale - "un insulto" per i canadesi che "sono educati e ragionevoli". Ma, ha aggiunto il padrone di casa del G7, "non ci faremo maltrattare". E quindi aveva confermato l’intenzione di rispondere alle tariffe Usa con nuovi dazi, a partire dal primo luglio.

"Trudeau ci ha pugnalato alla schiena" ha detto Larry Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca, non usa mezze misure per attaccare il premier canadese Justin Trudeau. Ha tenuto "una conferenza stampa", accusa, "per dire che gli Stati Uniti stanno insultando, dice che il Canada deve farsi valere e che il problema, in materia di tariffe, siamo noi. Loro in realtà hanno enormi tariffe", dice Kudlow alla Cnn.

A quel punto Trump ha cambiato idea e ha ordinato ai suoi rappresentati di non firmare il comunicato finale, annunciando la sua decisione via Twitter. La risposta di Trudeau non si è fatta attendere: il primo ministro "non ha detto nulla che non abbia mai detto prima - sia in pubblico, sia in conversazioni private con il presidente".

Alla sua conferenza finale, Trump pur affermando di aver "concluso un G7 di grande successo", aveva fatto sapere che "le cose cambieranno nei rapporti commerciali": "La Ue è brutale nei confronti degli Stati Uniti e i suoi leader lo sanno. Le cose cambieranno nei rapporti commerciali, siamo come il salvadanaio da cui chiunque può rubare".

"Abbiamo tenuto discussioni produttive sulla necessità di avere rapporti equi. Non possono imporci tariffe del 270% mentre noi non applichiamo tariffe - aveva aggiunto Trump - Questo non può funzionare più. Gli Stati Uniti sono stati penalizzati per decenni, non possiamo più consentire che questo succeda - aveva sottolineato - Le tariffe scenderanno, siamo come il salvadanaio da cui chiunque può rubare: questa storia ora finisce".

"L'Unione europea è brutale nei confronti degli Stati Uniti e lo sa" aveva rimarcato ancora, soffermandosi in particolare sui rapporti commerciali con i partner del Vecchio Continente. "L'Unione europea è brutale. Quando glielo faccio notare, mi sorridono", aveva osservato. "Non riescono a credere di essersela cavata così", ha proseguito facendo riferimento agli accordi che, sinora, avrebbero penalizzato gli Stati Uniti. Il discorso si era allargato anche ai partner americani: "Il Canada non riesce a credere a quello che ha ottenuto. Con il Messico abbiamo un deficit commerciale da 100 miliardi che non comprende tutta la droga che entra nel nostro Paese...".

Trump aveva poi confermato di aver lanciato agli altri leader la proposta, da lui stesso definita "estrema", di abolire completamente ogni dazio e barriera commerciale: "Diventiamo dazi-free, barriere-free e sussidi-free". "Ora che funzioni o non funzioni, questo non lo so, ma io l'ho suggerito", aveva aggiunto confermando quindi l'intento provocatorio della sua proposta ai leader degli altri Paesi con i quali, aveva detto sempre in tono ironico, "si è congratulato per essere riusciti in modo così folle ad imporci degli accordi commerciali così positivi per i loro Paesi".

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