L'azione degli Stati Uniti e dei loro alleati in Siria "non resterà senza conseguenze". L'avvertimento arriva dall'ambasciatore russo a Washington, Anatoly Antonov, dopo i raid condotti dagli americani insieme a britannici e francesi contro obiettivi del regime. "Tutta la responsabilità sta a Washington, Londra e Parigi - dice in una nota - Gli Stati Uniti, Paese che ha il più grande arsenale di armi chimiche, non ha il diritto morale di accusare altri Paesi". Dopo l'intervento dell'ambasciatore, anche il presidente russo Vladimir Putin ha commentato gli attacchi, definendoli "un atto di aggressione contro una nazione sovrana".
"La Russia condanna fortemente l'attacco in Siria, dove i militari siriani stanno aiutando il governo legittimo nella guerra contro il terrorismo - afferma Putin in una nota diffusa dal Cremlino - Con le loro azioni, gli Stati Uniti stanno peggiorando sempre di più la catastrofe umanitaria in Siria, portando sofferenze ai civili". Il presidente russo ha quindi avvertito che le ultime operazioni potrebbero provocare "una nuova ondata di rifugiati da quel Paese e dalla regione intera".
Gli Stati Uniti, accusa ancora Putin, hanno lanciato "un'aggressione contro uno Stato sovrano che è in prima linea nella lotta contro il terrorismo", sottolineando che i raid sono stati condotti "in violazione della carta delle Nazioni Unite e dei principi del diritto internazionale".
Anche l'Iran ha condannato "fortemente" i raid, avvertendo che ci saranno "conseguenze regionali". Secondo quanto si legge sul canale Telegram del portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, "gli Stati Uniti e i loro alleati, senza alcuna prova e prima anche di una presa di posizione dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), hanno condotto questa operazione militare contro la Siria e sono responsabili delle conseguenze regionali di questa azione avventurista".