Il Pentagono rilancia il nucleare. Un passo in direzione contraria rispetto all'era Obama. Lo scrive il Washington Post. La nuova strategia nucleare statunitense prevede l'introduzione di ordigni nucleari tattici a bassa intensità e il reinserimento nell'arsenale di missili balistici nucleari lanciati da sottomarini (Slcm).
Il segretario alla Difesa Jim Mattis ha detto in una nota introduttiva alla nuova politica - il primo aggiornamento della strategia nucleare militare dal 2010 - che i cambiamenti riflettono la necessità di "guardare la realtà negli occhi" e "vedere il mondo così com'è, non come vogliamo che sia. "
La politica della precedente amministrazione dipendeva da quello che Obama ha definito un obbligo morale per gli Stati Uniti di dare l'esempio nel liberare il mondo dalle armi nucleari. Funzionari dell'amministrazione Trump e dell'esercito americano sostengono oggi però che quell'approccio si è rivelato eccessivamente idealistico, in particolare nel momento in cui le relazioni con Mosca si sono inasprite. La Russia, la Cina e la Corea del Nord, dicono, hanno tutti sviluppato le loro capacità di armi nucleari invece di seguire l'esempio degli Usa.
La nuova politica sulle armi nucleari segue la promessa fatta da Trump, prima di entrare in carica, di espandere e rafforzare le capacità nucleari degli Stati Uniti. Il presidente Usa ha anche promesso durante il suo discorso sullo Stato dell'Unione martedì di costruire un arsenale nucleare "così forte e potente da scoraggiare qualsiasi atto di aggressione".
Le minacce, scrive il Washington Post, sono cambiate radicalmente dall'ultima volta che il Pentagono ha aggiornato la sua politica sulle armi nucleari, con la Russia che riemerge come un nemico geopolitico. La Corea del Nord, nel frattempo, si è avvicinata al possesso di un missile in grado di colpire la terraferma degli Stati Uniti con una testata nucleare, riportando la prospettiva della guerra nucleare alla ribalta per la prima volta dalla Guerra Fredda.