La stella Nba critica Donald Trump e il presidente ritira l'invito alla Casa Bianca. Stephen Curry, star dei Golden State Warriors, a giugno con la sua squadra ha conquistato il titolo NBA. Da tradizione, i detentori del titolo - come avviene anche per le altre leghe professionistiche a stelle e strisce - vengono invitate a Washington. I Warriors, però, a quanto pare non verranno chiamati.
Le critiche che Curry ha mosso pubblicamente al presidente ("Quello che fa e quello che dice non mi piace. Io no voglio andare e se ci sarà una votazione dirò no") hanno provocato la reazione del presidente, che ha preso posizione ovviamente attraverso Twitter: "Andare alla Casa Bianca è considerato un grande onore per una squadra che ha vinto il titolo. Stephen Curry esita, quindi l'invito è annullato".
Going to the White House is considered a great honor for a championship team.Stephen Curry is hesitating,therefore invitation is withdrawn!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 23 settembre 2017
La sortita di Trump ha scatenato la reazione di altri big della NBA. LeBron James, leader dei Cleveland Cavaliers e avversario di Curry sul campo, ha alzato la voce su Twitter: Trump viene definito uno "straccione". "Stephen Curry ha già detto che non verrà! Quindi non c'è nessun invito. Andare alla Casa Bianca era un grande onore prima che saltassi fuori tu". Intanto Trump, per non farsi mancare nulla, ha preso nuovamente di mira i giocatori della National Football League che, per protestare contro le discriminazioni razziali, rimangono seduti durante l'esecuzione dell'inno. "Se un giocatore vuole il privilegio di guadagnare milioni nella NFL o in qualche altra lega - ha cinguettato - non dovrebbe avere la possibilità di mancare di rispetto alla nostra Grande Bandiera (o Nazione) Americana. Altrimenti, sei licenziato! Trovati qualcos'altro da fare!".