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Madrid arresta i ministri catalani

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP
20 settembre 2017 | 10.41
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Sono almeno 14 le persone, arrestate in Catalogna nell'ambito dell'operazione condotta dalla Guardia Civil spagnola per bloccare il referendum indipendentista del primo ottobre, che Madrid considera illegale. La polizia ha anche sequestrato fra i nove e i dieci milioni di schede già pronte per la consultazione ed effettuato una quarantina di perquisizioni, che hanno coinvolto diverse sedi delle istituzioni catalane. Oltre ad alti funzionari catalani - fra cui il segretario generale per l'Economia, Josep Maria Jové, numero due del vicepresidente della Generalitat di Catalogna, Oriol Junquera - vi sono anche i responsabili di due imprese private nelle cui sedi è stato trovato materiale propagandistico ed elettorale. I milioni di schede elettorali già stampate erano nascosti in una fabbrica della cittadina catalana di Bigues i Riells. Secondo l'emittente Tve tutti le schede pronte per la consultazione sono ormai nelle mani della polizia. Il ministero dell'Interno spagnolo ha confermato le perquisizioni, ma non i numeri degli arresti. "L'operazione è ancora aperta", hanno detto fonti della polizia. Fra le istituzioni catalane interessate da arresti e perquisizioni vi sono i dicasteri catalani dell'Economia, gli Esteri, e gli Affari Sociali, del Centro Tecnologia della'Informazione (CTTI) e dell'Agenzia tributaria della Catalogna. L'obiettivo dell'intera operazione, non è soltanto quello di smantellare la rete organizzativa e logistica del referendum, ma anche di verificare l'utilizzo di fondi pubblici a tal fine.

Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha difeso in parlamento l'operazione, affermando che corrisponde alle decisioni del tribunale "perché venga rispettata la legge". Poi ha ricevuto separatamente Pedro Sanchez e Albert Rivera, rispettivamente leader del partito socialista e di Ciudadanos, le due forze che non partecipano al suo governo di minoranza ma ne hanno permesso la formazione. Rivera, il cui partito è nato a Barcellona in opposizione agli indipendentisti, ha espresso un chiaro sostegno all'azione di governo, necessaria "per fermare il golpe contro la democrazia in Catalogna". Sanchez non ha finora commentato l'incontro, ma il Psoe ha fatto sapere di aver "sempre difeso la legalità" e di mantenere l'appoggio al governo "compreso per le misure che risultano difficili da accettare". L'ala catalana del partito socialista ha esortato il governo locale di Barcellona a rinunciare al referendum unilaterale, chiedendo l'apertura di un processo di dialogo fra le parti. Nessun appoggio agli arresti da parte di Podemos. Il leader del partito antisistema, Pablo Iglesias, ha dichiarato di "non ritenere sensato che in un paese democratico vi siano prigionieri politici".

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