Allarme degli ambientalisti per il decreto del governo brasiliano che abolisce una delle maggiori riserve naturali dell'Amazzonia, autorizzando lo sfruttamento minerario di un territorio considerato ricco di giacimenti di oro e rame. Il provvedimento colpisce la Reserva Nacional de Cobre e Associados (Renca), area di 46mila km quadrati - più grande della Danimarca - fra gli Stati settentrionali brasiliani di Amapa e Para.
"L'obiettivo della misura è di attrarre nuovi investimenti, generare ricchezza per il Paese, lavoro e reddito per la gente, sempre basandosi sui principi di sostenibilità", afferma il ministero brasiliano per le Miniere e l'Energia.
Il governo assicura che nove aree naturali e indigene continueranno ad essere legalmente protette. Ma ciò non ha convinto gli ambientalisti in Brasile dove il decreto, promulgato dal presidente Michel Temer, ha suscitato numerose proteste. "E' il maggio attacco all'Amazzonia degli ultimi 50 anni", ha detto il senatore dell'opposizione Randolfe Rodriguez al quotidiano 'O Globo' mentre Greenpeace parla di una "catastrofe".
Il provvedimento - aveva già avvertito a luglio Mauricio Voivodic, responsabile locale del WWf citato dalla 'Bbc' - porterà "ad una esplosione demografica, deforestazione, distruzione di risorse idriche, perdita di biodiversità e conflitti per la terra".