Per espandere il suo impero immobiliare Donald Trump e la sua compagnia si sono rivolti più volte all'aiuto di ricchi uomini d'affari ed oligarchi russi e delle ex repubbliche sovietiche, in molti casi con legami con il crimine organizzato. E' quanto rivela Usa Today in un'inchiesta in cui, sulla base di carte processuali ed interviste a procuratori federali, si indica che sono almeno 10 gli uomini d'affari ex sovietici con presunti legami con organizzazioni criminali o dedite al riciclaggio.
Le eventuali "russian connection" dell'impero di Trump sono di massimo interesse perché l'Fbi ha in corso un'indagine sulle possibili collusioni tra la campagna presidenziale di Trump ed agenti russi con l'obiettivo di interferire sulle elezioni di novembre. Senza contare che l'inchiesta del quotidiano americani ricorda che Trump e le sue compagnie da decenni hanno rapporti d'affari con i russi, un elemento quindi che suscita domande riguardo ad un possibile conflitto d'interesse riguardo alle politiche degli Usa nei confronti della Russia.
"Io non ho affari con la Russia, non ho contratti che si devono realizzare in Russia perché mi sono tenuto lontano e non ho debiti in Russia", ha detto Trump ai giornalisti lo scorso febbraio. Ma nel 2013 l'allora imprenditore in un'intervista rilasciata al Real Estate Weekly dopo un viaggio a Mosca per incontrare potenziali investitori si vantava di avere "grandi relazioni con molti russi, quasi tutti gli oligarchi erano nelle mia stanza".
Nella lista degli uomini d'affari russi con legami sospetti di Usa Today - che ovviamente specifica come Trump non sia stato accusato di nessun illecito in relazione a queste persone - spicca il nome di Felix Sater, membro della società che ha sviluppato il progetto del Trump Soho Hotel, finito per un anno in prigione per aver pugnalato in faccia un uomo con un bicchiere rotto in un ristorante di New York nel 1991.
Nel 1998 finisce di nuovo sotto inchiesta per riciclaggio e manipolazioni di mercato con la sua società Bayrock, ma l'inchiesta viene tenuta segreta perché intanto l'immigrato russo era diventato informatore della Cia. Nel 2007 Trump affermò di non essere a conoscenza del passato criminale di Sater, ma anni dopo l'uomo d'affari si recò in Russia con biglietti da visita che lo qualificavano come consulente della Trump Organization. E, dopo che giornali come il Washington Post avevano già raccontato la sua sospetta vicenda, il nome di Sater è tornato sui giornali lo scorso febbraio come uno promotori del piano di pace filorusso per l'Ucraina arrivato sul tavolo di Trump.
E' stato invece accusato di riciclaggio in Belgio Alexander Mashkevich, imprenditore miliardario kazako del settore delle miniere, che ha anche partecipato al progetto di Soho come finanziatore della Bayrock. Nel 2011 il miliardario è stato accusato, insieme a due suoi partner kazaki, di riciclaggio e truffa in relazione a 55 milioni di dollari di tangenti ricevute da una società belga a metà degli anni novanta. Le accuse sono state poi ritirate quando i tre hanno accettato di pagare un'ammenda.
Il quotidiano poi riferisce di altri personaggi con legami sospetti che hanno acquistato costosissime proprietà in grattacieli e residence di Trump. Un'agente immobiliare newyorkese, Dolly Lenz, ha raccontato ad Usa Today di aver venduto circa 65 "condo", appartamenti di lusso, del Trump World di Manhattan ad investitori russi, molti dei quali hanno chiesto di incontrare personalmente Trump durante le trattative d'acquisto.
"Tutti volevano incontrare Donald, diventavano molto amichevoli", racconta ancora Lenz ricordando che alcuni di questi incontri avvenivano alla Trump Tower, altri nei luoghi delle vendite. Interpellata da Usa Today, la Casa Bianca ha trasmesso le domande alla Trump Organization che ha negato ogni contatto diretto con le persone citate nell'articolo. "Le accuse sono completamente senza fondamento - ha dichiarato la portavoce Amanda Miller - la Trump Organization non ha avuto una singola transazione con queste persone e gli appartamenti erano tutti posseduti e venduti da terzi, non da Trump".
Hanno acquistato residenze di lusso in Florida e Manhattan in edifici di Trump Anatoly Golubchik, Vadim Trincher e Michael Sall, accusati dai procuratori federali di appartenere ad un'organizzazione criminale russo-americana che gestiva siti per le scommesse illegali. I tre lavorerebbero per Alimazhan Tokhtakhounov, descritto come "una figura potente del crimine organizzato dell'ex Unione Sovietica" dai procuratori che l'hanno incriminato per tangenti durante le Olimpiadi del 2002 a Salt Lake City.
Poi ci sono due figure più politiche: come quella di Viktor Khrapunov, ex ministro dell'Energia kazako ed ex sindaco di Almaty, accusato, in un ricorso presentato dai legali della città kazaka nel 2014 ad un tribunale di Los Angeles, di aver acquistato, tre condo alla Trump Soho, insieme ad altre proprietà i California, in Europa ed in Medio Oriente, con centinaia di milioni di dollari sottratti alle casse dello stato. Dalla Svizzera, dove è in esilio, Khrapunov nega ogni accusa dicendosi vittime di persecuzione politica da parte del presidente Nursultan Nazarbayev.
Infine si ritorna alla vicenda ucraina con Peter Kiritchenko, uomo d'affari ucraino, che ha due condo al Trump International Beach Resort in Florida, coinvolto in uno schema di riciclaggio per aiutare l'ex premier ucraino Pavlo Lazerenko a riciclare decine di milioni di dollari ottenuti con estorsioni comprando beni immobiliari di lusso negli Stati Uniti ed in altri Paesi. Nel processo in cui nel 2009 l'ex premier ucraino fu condannato ad otto anni di prigione, ed una multa di 9 milioni di dollari, Kiritencho, definito un "complice" importante del complotto, riuscì ad evitare una condanna pesante testimoniando contro Lazerenko.