E' facile liquidare il dittatore nordcoreano Kim Jong-un definendolo un matto, ma equipararlo a una persona irrazionale serve in realtà solo a sottovalutarlo, e rischia di far compiere un pericoloso errore di calcolo. A scriverlo è il Washington Post, citando una serie di analisti ed esperti di Corea del Nord e ricordando che recentemente era stato il senatore statunitense repubblicano John MCCain a dare del ragazzino pazzo a Kim, esprimendo ad alta voce un pensiero condiviso da molti leader mondiali.
"La Corea del Nord è stata sempre considerata una barzelletta, ma ora questa barzelletta è in possesso di armi nucleari", sottolinea John Park, direttore del Korea Working Group alla Harvard Kennedy School. “Se ritenete Kim Jong-un una persona irrazionale, lo state implicitamente sottovalutando".
Intanto, osserva Benjamin Smith, esperto del regime e studioso all'università della Florida, "lui, il padre, il nonno, sono riusciti a restare al potere per un periodo che in America ha visto alternarsi al potere una serie di presidenti, da Truman in poi". "Di persona inoltre - spiega Michael Spavor, canadese a capo del progetto di scambi economici sportivi e culturali Paektu Cultural Exchange, che ha incontrato Kim Jong-un - si comporta in modo estremamente professionale e diplomatico". "A volte era serio, a volte divertente, ma mai strano o bizzarro".
Le decisioni adottate da Kim Jong-un nel suo Paese, osserva Smith, gli hanno permesso di raggiungere il suo obiettivo primario, restare al potere allontanando ogni minaccia, reale o solo possibile, proveniente dall'elite interna. "Lui ha buoni motivi per temere complotti ad alti livelli del suo governo, in particolare tra i militari e la polizia segreta", spiega Andrei Lankov, ricercatore russo che ha studiato all'università Kim Il Sung a Pyongyang. "Puoi corrompere questa gente, ma potrebbero sempre tradirti. Li devi terrorizzare, e questo è quello che fa".
Kim Jong-un allora ha inviato un messaggio alle elite che lo tengono al potere, attraverso una serie di esecuzioni e purghe interne che nei suoi primi cinque anni al potere lo hanno visto eliminare oltre 300 alti funzionari, tra cui lo zio, Jang Song Thaek, punito per aver disobbedito agli ordini ed essersi costruito una propria sfera di influenza.
Quanto all'uccisione del fratellastro, Kim Jong-Nam, in Malesia, per gli analisti si è trattato di un messaggio destinato ai rivali esterni ai quali il leader nordcoreano ha fatto capire di essere in grado di dar loro la caccia e raggiungerli ovunque si trovino.