Nuove regole in Texas vieteranno, a partire dal 19 dicembre, a ospedali, cliniche e altre strutture sanitarie che praticano l'aborto di mandare i resti dei feti nelle discariche, consentendo solo la cremazione o la sepoltura indipendentemente dal periodo di gestazione in cui è avvenuta l'interruzione di gravidanza. Regole accolte da forti proteste da parte della comunità medica e dei sostenitori dei diritti riproduttivi.
Le nuove disposizioni, proposte dalle autorità sanitarie lo scorso luglio, dopo lungo dibattito e depositate ieri, prevedono che il divieto non si applichi agli aborti spontanei o alle interruzioni di gravidanza che avvengono in casa. Il Texas ha una delle normative più rigide in materia di aborto.
Alla base delle nuove regole, proposte dal governatore repubblicano Greg Abbott, una "maggiore tutela della salute e della sicurezza pubblica", perché "i resti dei feti - ha spiegato lo stesso Abbott - non devono essere trattati come qualsiasi rifiuto sanitari e smaltiti in discarica" e va rispettata la dignità del nascituro, in sintonia con il rispetto dello Stato per la vita.
Le norme hanno scatenato forti polemiche da parte delle associazioni, secondo le quali si tratta di "regole inutili" che non fanno che "aggravare la situazione delle donne che perdono i loro bambini".
In disaccordo anche le associazioni sanitarie - tra cui il Texas Medical Association e la Hospital Association Texas - che si chiedono chi pagherà i costi legati alla cremazione o all sepoltura, che potrebbero raggiungere diverse migliaia di dollari. In risposta a queste preoccupazioni, i funzionari della sanità hanno spiegato che le strutture sanitarie - e non i pazienti - saranno responsabili di tutto, compresi i costi, che "saranno compensati dall'eliminazione degli attuali metodi di smaltimento".