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Hiv, Russia paese con l'epidemia più grave in Europa: cresce come Usa negli anni '80

Foto di repertorio (Fotogramma)
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27 novembre 2016 | 15.44
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La Russia è il paese al mondo in cui l'epidemia di Hiv si diffonde con maggiore intensità: il numero di pazienti risultati positivi al test e ancora in vita (il dato è di fine settembre) sono 854.157, con 95.475 nuovi casi nel 2015 e 75.962 nei primi nove mesi di quest'anno. L'Unaids considera la Russia come il paese con l'epidemia più grave in Europa, e con il tasso di crescita più alto nel mondo pari al 10-15% l'anno, un dato paragonabile a quello registrato negli Stati Uniti negli anni Ottanta.

"L'epidemia non è una minaccia astratta, teorica. L'Hiv in Russia ha raggiunto un livello critico, e l'epidemia peggiora di giorno in giorno", testimonia Vinay Saldanha, direttore regionale per l'Europa dell'est e l'Asia centrale dell'agenzia dell'Onu per l'Aids. La ministra della Salute, Veronika Skvortsova, ha ammesso la criticità della situazione e il premier Dmitry Medvedev ha varato una strategia del governo, giudicata incompleta dagli esperti internazionali, per tenere sotto controllo l'epidemia entro il 2020.

Il numero di casi ha cominciato ad aumentare drasticamente nel biennio 1997-98, soprattutto fra i tossicodipendenti, insieme all'aumento della diffusione degli oppiacei in arrivo dall'Afghanistan. Il 58% dei casi di Hiv riguarda infatti tossicodipendenti che usano siringhe per il consumo di stupefacenti (il dato è del 2014).

Ma il governo ha reso illegali, nel 1997, le terapie sostitutive con metadone o altre sostanze che in altri paesi si sono dimostrate efficaci a ridurre anche il numero delle infezioni di Hiv. E i programmi per mettere a disposizione siringhe 'usa e getta' per i tossicodipendenti sono oramai solo privati, con l'ong che finanzia l'unico centro aperto a Mosca a questo scopo, la Fondazione Andrey Rylkov inserita nell'elenco delle organizzazioni considerate come agente straniero.

L'1% della popolazione russa di età compresa fra i 15 e i 49 anni ha una diagnosi di Hiv, ha spiegato Saldanha. I finanziamenti pubblici sono sufficienti per curare 261,557 pazienti, meno di un terzo del totale. I casi sono seguiti a uno stadio troppo avanzato, contro le linee guida dell'Oms che prevede l'inizio delle terapie non appena viene fatta la diagnosi. In tutto il paese, ci sono meno di cento centri per la cura dell'Aids.

La tolleranza vicina allo zero per il consumo di stupefacenti e i problemi associati derivano in parte dal conservatorismo sociale sempre più diffuso e cavalcato dalla politica per assicurare ulteriore coesione del paese. "Il metadone è considerato, come la tolleranza per i gay, pratiche marce occidentali", denuncia Sergei Lukashevsky, direttore del Centro Sakharov.

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