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Libia, "rapiti due lavoratori italiani nel sud-ovest"

Immagine di repertorio (Afp) - AFP
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19 settembre 2016 | 19.01
LETTURA: 3 minuti

Due italiani sono stati rapiti in Libia. Lo conferma la Farnesina, riferendo che "si sta lavorando con il massimo riserbo, tenuto conto della delicatezza della situazione". A quanto apprende l'Adnkronos, sarebbero Bruno Cacace, 56enne di Borgo San Dalmazzo (Cuneo), e Danilo Calonego, 66enne di Sedico (Belluno). I due sono dipendenti della ditta Con.I.Cos di Mondovì, nel cuneese, incaricata della manutenzione dell'aeroporto di Ghat.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a New York per assemblea generale delle Nazioni Unite, segue costantemente il caso degli italiani sequestrati in Libia. Il premier è in contatto continuo con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e con l'autorità delegata ai servizi il sottosegretario Marco Minniti.

I due connazionali sarebbero stati rapiti insieme a un canadese in mattinata nella città di Ghat, nella Libia sud-occidentale, vicino al confine con l'Algeria. "Stiamo facendo il massimo per conoscere il gruppo dei sequestratori e il luogo dove sono tenuti gli ostaggi", ha dichiarato il sindaco di Ghat, Qawmani Muhammad. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo. L'ipotesi di reato è sequestro di persona a scopo di terrorismo.

"E' ancora troppo presto per definire nei contorni" la vicenda e "per giudicare la reale matrice di questi eventi". Lo ha riferito il capo dell'Unità di crisi della Farnesina, Claudio Taffuri, ai microfoni di Rainews.

Secondo l'emittente libica '218' il sequestro sarebbe avvenuto vicino al monte 'Cahf al-Giunoun'. Stando alle fonti citate dalla televisione, uomini a volto coperto a bordo di un fuoristrada avrebbero finto di chiedere aiuto e sarebbero riusciti a fermare una macchina con a bordo "operai stranieri" diretti al loro posto di lavoro, situato vicino all'aeroporto internazionale di Ghat. Oltre agli occidentali sarebbe stato rapito anche l'autista del luogo. Gli ostaggi sarebbero stati trasferiti in un luogo "sconosciuto".

Gli apparati di sicurezza e di intelligence si sono immediatamente attivati per analizzare la dinamica del sequestro. "Da un primo esame - rilevano all'Adnkronos fonti qualificate - si può escludere che si sia trattato di un'azione specificamente anti-italiana". Per quanto riguarda la matrice dell'accaduto, "non ci sono al momento elementi che possono far ricondurre il rapimento all'Isis o al-Qaeda. E' una zona di traffici, di armi e di esseri umani, nessuna pista può essere esclusa e per il momento non c'è una chiave di lettura univoca".

Anche il sindaco di Mondovì, Stefano Viglione, segue costantemente la vicenda. "Ho cercato di mettermi in contatto con i vertici dell'azienda - spiega il sindaco all'Adnkronos -, ma finora senza esito, mentre la Farnesina mi ha semplicemente detto che al momento la situazione è molto delicata".

"Conferme ufficiali non ne ho ricevute, ma sono stato informato che uno dei due italiani rapiti questa mattina in Libia potrebbe essere un mio concittadino" dice all'Adnkronos, Gian Paolo Beretta, sindaco di Borgo San Dalmazzo. "Sono in costante contatto con le autorità competenti - conclude il primo cittadino del comune cuneese - ma data la delicatezza della situazione sull'intera vicenda c'è il massimo riserbo".

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